Arriva dalla lontana America la storia di un amministratore delegato che sceglie di ridursi considerevolmente lo stipendio per permettere ai suoi dipendenti di guadagnare di più. Il trentunenne Dan Price, a capo della “Gravity Payment” (società che offre servizi alle imprese consentendo loro di risparmiare quando usano la carta di credito), è salito agli onori delle cronache mondiali, imponendosi come nuovo modello di capitalismo buono e altruista. Ma non tutti hanno condiviso la sua scelta.
La felicità è 70 mila dollari all’anno
Questi i fatti: lo scorso mese di aprile, Price decide di tagliarsi del 90% lo stipendio da un milione di dollari intascato ogni anno per alzare il salario minimo dei suoi dipendenti a 70 mila dollari (circa 64 mila euro). Non solo: per portare a termine la missione, il giovane imprenditore vende tutti i suoi titoli in Borsa e ipoteca due proprietà. A ispirarlo è la disuguaglianza che sperimenta quotidianamente sul posto di lavoro e uno studio condotto da due economisti di Princeton che certifica come un salario da 75 mila dollari all’anno rappresenti il traguardo ideale per una vita felice e serena. Quella che Price vuole garantire ai suoi 120 dipendenti. La sua scelta finisce per spaccare in due l’America (e non solo) tra supporter entusiasti e incalliti detrattori. “La sua società diventerà un caso di studio nelle università per dimostrare che il socialismo non funziona. Sarà sicuramente un flop“, profetizzano i più scettici. E a storcere il naso sono (imprevedibilmente) anche alcuni dipendenti della “Gravity Payment” secondo i quali non è giusto equiparare il compenso di un neoassunto a quello di chi ha già dato molto all’azienda. Né tanto meno consigliabile garantire a tutti un salario minimo che potrebbe spingere i più sfaticati a lavorare poco e niente.
Profitti e vendite raddoppiati
Price non si cura delle critiche e persegue il suo obiettivo. “Ero stufo di interfacciarmi a persone che guadagnavano salari bassi e non riuscivano ad arrivare a fine mese, mentre io portavo a casa un milione di dollari – ha dichiarato – Allora ho deciso di aumentare a tutti lo stipendio e di abbassare il mio”. Di più: “Voglio che le persone ci giudichino leader finanziari non perché guadagniamo tanti soldi, ma perché abbiamo grandi idee“, ha aggiunto il giovane amministratore delegato. E i fatti sembrano dargli ragione. Come ha sottolineato la rivista americana Inc. – che gli ha recentemente dedicato una copertina dal titolo “E’ questo il boss migliore d’America?” – i profitti e le vendite della sua azienda sono praticamente raddoppiati. E anche il portfolio dei clienti si è ingrossato in maniera impressionante (da 30 a 4 mila al mese). Per non parlare dei lavoratori risultati più produttivi e dei clienti che hanno fatto salire al 95% il tasso di fedeltà all’azienda (contro una media nazionale ferma al 68%). Gli affari vanno insomma a gonfie vele e certificano – almeno per il momento – il successo della scelta “controcorrente” di questo Robin Hood del capitalismo a stelle e strisce.
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