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Erasmus per insegnanti: la proposta del ministro fa arrabbiare i sindacati

Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, occorre prima adeguare gli stipendi alla media europea

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Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha incontrato ieri al Miur il suo omonimo giapponese, Hiroshi Hase. L’occasione le ha fornito il pretesto per lanciare una proposta destinata a far discutere: l’Erasmus per insegnanti. L’idea è quella di mettere un biglietto in mano ai docenti del Bel Paese e di convincerli a trasferirsi (per periodi più o meno lunghi) all’estero. La “Schengen dei docenti”, ha spiegato il ministro, servirà a stimolare il confronto tra colleghi di Paesi diversi.

Erasmus per insegnanti
image by Kzenon

Lo stipendio resta basso

Un progetto interessante, che potrebbe portare un pizzico di “internazionalità” alla didattica italiana. Esattamente come gli studenti universitari che tornano con un bagaglio culturale ben più pesante, anche i docenti potrebbero, infatti, rientrare in classe con una marcia in più. Riuscendo a trasmettere ai loro studenti un know-how potenziato dal confronto con l’esperienza dei colleghi stranieri. Ma non tutti hanno tradito entusiasmo per l’annuncio del ministro. La quale, sia detto per inciso, ha ieri ammesso che uno dei nodi irrisolti della riforma della scuola è quello che riguarda lo stipendio degli insegnanti: “E’ ancora basso, come noi non vorremmo che fosse – ha riconosciuto la Giannini – Questo è un tema che ci sta a cuore”. Così come sta molto a cuore ai sindacati della scuola secondo i quali le priorità sono altre.

La reazione del sindacato

“Prima di investire nell’Erasmus anche per gli insegnanti – ha dichiarato il presidente dell’Anief e segretario della Cisal, Marcello Pacifico – il ministro dell’Istruzione provveda ad adeguare i loro stipendi alla media europea”. “Non basta dire che è un tema centrale, che sta a cuore al Governo – ha rincarato il sindacalista – se poi mette 8 euro lordi di aumento nella Legge di Stabilità per il rinnovo del contratto fermo dal 2009 e divorato dall’inflazione di quasi 10 punti”. “Se si vuole davvero guardare all’Europa e ai Paesi moderni – ha continuato, nel suo ragionamento, Pacifico – allora si prendano in considerazione, anche nei fatti, l’esempio di chi investe pesantemente nella formazione dei propri giovani e nel giusto compenso dei loro formatori. Ci sono Paesi, come la Germania, dove le buste paga degli insegnanti sono quasi il doppio di quelle dei docenti italiani e si può andare in pensione dopo 24 anni di contributi”.

Buste paga a confronto

A darci un quadro generale è l’agenzia Eurydice che ha passato in rassegna le retribuzioni degli insegnanti di 33 Paesi europei diversi. I più fortunati sono quelli del Lussemburgo: i docenti delle scuole superiori possono, infatti, arrivare a guadagnare 138.787 euro all’anno, ma non se la passano male neanche i professori del Liechtenstein (131.146 euro) o quelli dei Paesi Bassi (70.458 euro). A chiudere la top 5 degli insegnanti europei meglio retribuiti: i tedeschi (69.646 euro) e gli austriaci (68.730 euro). Ma a intascare una paga soddisfacente sono anche i docenti francesi che possono arrivare a guadagnare 48.131 euro all’anno, quasi 10 mila in più di quelli italiani, che devono accontentarsi di uno stipendio massimo di 38.902 euro. Più di loro guadagnano sia i colleghi spagnoli (45.978 euro) che quelli del Regno Unito (42.775 euro). Il divario con i primi in classifica è, come si vede, profondissimo.

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