Controlli più stringenti sui conti correnti e progressiva digitalizzazione dei servizi: così il Fisco tenta di combattere l’evasione e di modernizzarsi
Per porre un argine all’evasione fiscale, il Fisco ha (ben)pensato di intensificare la sua attività di controllo. In che modo? Monitorando con scrupolo tutti i i saldi e le giacenze dei nostri conti correnti. Dal 30 giugno, infatti, le banche e gli altri operatori finanziari hanno trasmesso all’Anagrafe Tributaria le informazioni relative ai movimenti dei correntisti che non potranno più “barare” sulla loro situazione fiscale.
La misura, prevista da una norma inserita nell’ultima legge di Stabilità, mira a rendere più faticosa la vita degli incalliti (o potenziali) evasori perché d’ora in avanti le informazioni trasmesse dalle banche finiranno direttamente nel database dell’Inps che provvederà a utilizzarle per il calcolo dell’Isee (Indicatore situazione economica equivalente). In pratica: non sarà più possibile svuotare o riempire repentinamente il proprio conto, tentando di far credere di avere meno soldi di quelli effettivamente depositati, perché questi movimenti sospetti finiranno sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate che ne chiederà conto ai correntisti.
Ma la stretta sui “furbetti” non è l’unica iniziativa promossa dall’Agenzia che, come è noto, ha puntato molto anche sulla dichiarazione dei redditi precompilata. Una misura che ha suscitato reazioni contrastanti (in molti l’hanno considerata complessa e inaccessibile a una buona quota di contribuenti), ma sul cui successo il Fisco ha voluto fare il punto riferendo che a scegliere il 730 precompilato sono stati quest’anno 20,4 milioni di connazionali, 1 milione in più rispetto all’anno scorso. Di questi, 1.414.478 hanno fatto da soli, mentre 17.627.068 hanno dovuto chiedere aiuto ai Caf o a qualche intermediario.
Ancora: stando a quanto riferito dall’Agenzia delle Entrate, il Fisco si starebbe facendo sempre più digitale. Il numero degli italiani che, nel corso degli ultimi mesi, hanno fatto richiesta delle credenziali per accedere ai servizi online sarebbe, infatti, cresciuto in maniera esponenziale fino a raggiungere quota 4 milioni e mezzo. Che aggiunti ai 4,8 milioni di cittadini già in possesso di un Pin fornito dall’Inps, supererebbe abbondantemente i 9 milioni.
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