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I pensionati di domani? Lavoreranno di più e intascheranno di meno

Lo scenario immaginato dall’Inps non concede troppe speranze ai 35enni: “sgobberanno” a lungo per una pensione più bassa di quella di mamma e papà

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Mala tempora currunt per i giovani lavoratori italiani costretti, molto spesso, a svolgere impieghi precari. E mala tempora sembrano profilarsi anche nella loro vecchiaia che rischia di non essere al riparo da pensieri e preoccupazioni. In un convegno organizzato ieri a Roma, il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha inviato messaggi poco confortanti ai 35enni avvisandoli che potrebbero andare in pensione molto dopo i loro genitori intascando assegni ben più leggeri.

pensionati di domani
image by Lisa S.

L’istituto nazionale della previdenza sociale ha voluto proiettarsi nel futuro vaticinando scenari foschi per i nati nel 1980. Stando alle sue previsioni, infatti, gli attuali 35enni lavoreranno più a lungo (anche in rapporto alla speranza di vita che si è allungata) e percepiranno pensioni più basse del 25% rispetto a quelle che i nati nel 1945 intascano oggi. In pratica dovranno “faticare” fino (e a volte anche oltre) ai 70 anni, per portare a casa un assegno che si aggirerà intorno ai 1.593 euro. Mentre i 70enni di oggi, molti dei quali sono andati in pensione prima dei 60 anni, godono di una pensione media di 1.703 euro.

Ed è lo scenario più roseo: l’Inps ha infatti precisato che se la crescita del Pil nazionale dovesse scendere sotto l’1% e se si dovessero verificare interruzioni nella carriera, per le pensioni dei nati nel 1980 si configurerebbero seri problemi di adeguatezza. Cosa vuol dire? Che i 35enni di oggi (che già non se la passano troppo bene) rischiano di essere 70enni poveri. Alle non troppo liete notizie consegnate ieri dall’Inps si sono aggiunti anche i dati dell’ultimo rapporto Ocse sul sistema previdenziale. Nel quale l’organizzazione – pur riconoscendo gli sforzi fatti dall’Italia con le recenti riforme – è tornata a puntare il dito contro la nostra spesa previdenziale considerata troppo alta (pari al 15,7% del Pil contro l’8,4% della media Ocse). Da qui la proposta di studiare nuovi strumenti che incentivino la “permanenza” degli over 55 nel mercato del lavoro, in modo da gravare di meno sul sistema pensionistico italiano. Che, secondo l’Ocse, è in grande sofferenza perché molti pensionati prendono di più di quanto hanno effettivamente versato in contributi.

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