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Ilva: 25 candidati alla ripartenza di Taranto

Le manifestazioni di interesse bocciate dai commissari sono state solo 4. In 25 sperano ancora di “mettere le mani” sul polo siderurgico più grande d’Europa sulla cui acquisizione vigileranno i sindacati

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Le manifestazioni di interesse passate al vaglio dei tre commissari straordinari erano in tutto 29. Di queste, 19 hanno superato la selezione e 4 no. Mentre le rimanenti 6 dovranno fornire ulteriori informazioni, se vorranno giocarsi la partita per l’acquisizione di una parte o dell’intera Ilva di Taranto. Le possibilità sono tante: i candidati in corsa potranno, infatti, acquistare o affittare un ramo dell’azienda e dare vita a “cordate” supportate da fondi e società finanziarie.

Ilva
image by RACOBOVT

Stando ai beninformati, tra i nomi dei candidati italiani che hanno passato la prima fase di selezione ci sono il gruppo Marcegaglia di Mantova, il gruppo Arvedi di Cremona, la Eusider spa di Lecco, la Lucchini di Piombino e la Tecnotubi di Terni che sarebbe, però, interessata all’acquisizione del solo tubificio di Racconigi. Oltre alla Cassa Depositi e Prestiti (la più grande istituzione finanziaria italiana controllata dallo Stato) che potrebbe giocare un ruolo importante nella partita. Mentre a spuntarla, tra gli stranieri, sarebbero stati, tra gli altri, il gruppo lussemburghese Arcelor Mittal, quello brasiliano Csn Steel e il fondo americano Erp Compliant Fuels, che potrebbe dare origine a un interessante “corto circuito”, visto che è controllato da un ente no-profit impegnato nella riduzione dell’inquinamento da Co2.

Fin qui i nomi di alcuni papabili acquirenti. Ma cosa avverrà esattamente adesso? I gruppi e gli enti le cui manifestazioni di interesse hanno incassato il “placet” dei tre commissari straordinari potranno accedere alla cosiddetta “data room”. Ovvero, potranno prendere visione di tutti i carteggi che riguardano l’Ilva di Taranto e procedere con dei veri e propri sopralluoghi nei siti produttivi fino al 31 marzo. E poi? Avranno qualche settimana di tempo per far recapitare ai tre commissari le loro proposte economiche. L’intera procedura potrebbe chiudersi entro la fine di giugno quando, verosimilmente, si conoscerà il nome del gruppo (o della cordata) che tenterà di ridare slancio all’attività produttiva del più grande polo siderurgico d’Europa.

Ma non tutti dormono sonni tranquilli. Qualche preoccupazione è stata, infatti, manifestata dai sindacati di categoria che ieri si sono incontrati a Roma per chiedere al Governo la riapertura di un tavolo nazionale sulla siderurgia. “Di fatto con questa procedura – ha osservato Marco Bentivogli della Fim-Cils – i maggiori concorrenti dell’Ilva potranno avere accesso a informazioni riservate. Vigileremo perché la concorrenza non si divida le spoglie dell’Ilva”. “Vigileremo perché la privatizzazione dell’Ilva non sia un’Alitalia 2 – ha rimarcato Rosario Rappa della Fiom-Cgil – Piuttosto lo schema che appoggeremo sarà quello tipo Finmeccanica, cioè un’azienda con una quota, minoritaria ma significativa, dello Stato, magari attraverso Cassa depositi e prestiti, e la possibilità di partecipazioni anche da parte di fondi come Inail e l’Inps”.

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