A confermare quanto appena detto è il rapporto annuale di Mediobanca-Unioncamere, presentato ieri a Roma dal presidente delle Camere di commercio Ferruccio Dardanello e dal presidente di R&S-Mediobanca, Giorgio La Malfa. Emerge dunque una prevalenza a favore delle aziende manifatturiere di media taglia. Un paragone bizzarro arriva dal centro studi di Unioncamere, che rifila l’appellativo di ‘giraffe’ alle nostre medie imprese: ben piazzate con gambe lunghe per correre e innovarsi e un collo ancora più lungo che gli consente di guardare lontano al di fuori dei confini nazionali.
Quest’affermazione evidenzia la loro propensione all’export che è infatti molto elevata: il 90% vende all’estero con un’incidenza pari al 51% del fatturato complessivo. Sembra evidente che le esportazioni rappresentano una grossa fetta di mercato senza le quali anche le medie imprese non riuscirebbero a sopravvivere. Il futuro quindi sembra essere in crescita per il 49,9%, mentre sarà più debole l’andamento del mercato interno: solo il 13,6% si attende infatti un rialzo rispetto al 2012, contro il 31% che prevede invece una flessione.
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Ma nonostante le crescita delle esportazioni e l’appellativo di ‘giraffa’, non è tutto oro quel che luccica. Il segmento industriale è infatti conteso tra chi riceve e chi non riceve credito dalle banche. La domanda di finanziamenti nel primo semestre 2013 si è infatti rivelata sostenuta ma oltre 4 imprese su 10 hanno denunciato difficoltà ad ottenerlo. Senza liquidità non si può fare impresa, non solo per gestire le attività ordinarie ma anche per realizzare nuovi investimenti o implementare quelli avviati.
Poi c’è lui, il fisco, la cui tassazione continua a essere più punitiva sulle medie imprese che sulle grandi, ma nonostante questo un nucleo rilevante di medie imprese segnala un ampliamento della forza lavoro tra il 2012 e il 2013, ma con un piede in Italia ed un altro fuori dai confini nazionali.