Buone notizie per i 1.400 dipendenti della Indesit, che fino a prima “dell’ipotesi di accordo” firmato nella tarda serata dello scorso 3 dicembre, rischiavano di perdere il posto di lavoro. Lo storico marchio che produce elettrodomestici ha riorganizzato il suo asset e ritirata la procedura di licenziamento per circa 1.400 lavoratori e la redistribuzione delle produzioni fra Italia, Polonia e Turchia. E’ una nota della Fim-Cisl diffusa al termine degli incontri al ministero dello Sviluppo economico a confermare quanto appena detto, ma dagli stessi sindacati (Fiom-Cgil) nessuna sottoscrizione d’intesa. Questo perchè, da quello che è stato scritto nel comunicato: “L’accordo siglato oggi, non solo determina il superamento della procedura di licenziamento collettivo per 1.400 dipendenti avviata dalla Indesit, ma impegna l’azienda alla stabilità occupazionale per cinque anni, fino alla fine del 2018”.
Cosa prevede l’intesa? L’impianto campano situato a Caserta diventerà l’unico produttore del gruppo con il rientro il Italia delle produzioni di frigoriferi, attualmente realizzati in Turchia, ma anche dei piani cottura che il piano industriale aveva destinato agli impianti in Polonia. Sempre secondo il comunicato: “L’accordo siglato oggi, non solo determina il superamento della procedura di licenziamento collettivo per 1.400 dipendenti avviata dalla Indesit, ma impegna l’azienda alla stabilità occupazionale per cinque anni, fino alla fine del 2018” .
Per l’altro grande polo, quello situato a Fabriano è prevista la specializzazione sui forni da incasso e sui piani speciali per gli stabilimenti di Albacina e di Melano. Come per la Campania anche in questo caso con la rinuncia a delocalizzare produzioni all’estero. Mentre per il polo di Comunanza è stata garantita la produzione di tutte le lavatrici di gamma alta a carica frontale. Per realizzare la ristrutturazione della Indesit, secondo i sindacati, occorreranno investimenti per 83 milioni nel triennio 2014/2016, utilizzando ammortizzatori sociali conservativi, senza prevedere licenziamenti di personale e privilegiando tra gli strumenti disponibili i contratti di solidarietà.
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