In occasione della festa internazionale della donna, l’Inail ha confezionato uno studio sugli infortuni sul lavoro, soffermandosi (ovviamente) sul segmento costituito dalle lavoratrici. Cosa è venuto fuori? Che dal 2010 al 2014, le denunce delle donne sono calate di meno di quelle degli uomini. E che ad essere più esposte al rischio di farsi male sono – come è facile intuire – le lavoratrici occupate nei settori dei servizi domestici e familiari. Non solo: lo studio ha anche rilevato che molte donne finiscono per infortunarsi lungo il tragitto da casa al lavoro e alcune di loro non arrivano, purtroppo, a destinazione.
La Consulenza statistico attuariale dell’Inail ha messo a punto un report dettagliato: negli ultimi 5 anni, le denunce di infortuni sul lavoro riconducibili alle donne sono diminuite del 16,9%, mentre quelle presentate dagli uomini hanno fatto segnare una flessione del 27,3%. I casi di infortuni femminili accertati nel 2014 sono stati oltre 238 mila e hanno coinvolto lavoratrici occupate nei servizi, nell’industria, nell’agricoltura e nella pubblica amministrazione. A questi si devono aggiungere i 33 casi che hanno interessato le lavoratrici impiegate nel comparto della navigazione e i 703 casi che hanno coinvolto le casalinghe. Nel corso dello stesso 2014, secondo quanto accertato dall’Inail, il calo infortunistico si è attestato al 4,5%, con un -5,4% che ha interessato i lavoratori e un -2,9% che ha interessato le lavoratrici. La conclusione appare, dunque, sempre la stessa: la percentuale di donne che si fanno male quando lavorano scende meno di quella dei colleghi maschi. E lo stesso trend si registra anche nel caso degli infortuni mortali che, dal 2010 al 2014, tra le donne sono calati del 16,9% mentre tra gli uomini del 24,9%.
Un discorso a parte meritano poi i cosiddetti infortuni “in itinere” che avvengono lungo il tragitto tra casa e lavoro. A “incapparci”, nel 2014, è stato il 21,1% delle donne contro il 10,8% degli uomini. E in molti casi, le cose si sono concluse nel peggiore dei modi visto che il 65,7% dei decessi delle lavoratrici è da collegare al “rischio strada” (in pratica: due lavoratrici su tre sono morte mentre erano al volante). Quanto ai settori più esposti al rischio infortunistico: la gran parte delle denunce inoltrate all’Inail è arrivata da donne impiegate nei settori dei servizi domestici e familiari, ma anche in quelli della sanità e dell’assistenza sociale e da lavoratrici specializzate nel confezionamento di articoli di abbigliamento. Gli “incidenti” più frequenti sono legati a cadute o alla perdita di controllo del macchinario e dell’utensile che si sta adoperando che causano solitamente lussazioni e contusioni. Ancora: la fascia di età più colpita è quella compresa tra i 50 e i 54 anni: i casi accertati nel 2014 sono stati oltre 32 mila pari al 13,6% del totale. E non risultano immuni le lavoratrici straniere. Anzi: il 12,1% degli infortuni rilevati nel 2014 ha coinvolto proprio loro e in particolare: 5.665 rumene, 2.048 albanesi e 2.019 marocchine. Infine le malattie professionali: dal 2010 al 2014, la quota di quelle denunciate dalle donne è aumentata del 31% e dal 2013 al 2014 è salita del 10%. Con punte particolarmente alte al Centro (33%), al Sud (28%) e al Nord-Est (27%), mentre al Nord-Ovest la percentuale si è fermata al 10%.
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