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Italia: l’82% delle aziende offre lavoro flessibile… ma la disoccupazione raggiunge il 30%

In Italia “il paese del posto fisso”, risulta oramai che l’82% delle aziende offre al personale forme di lavoro flessibile. La maggioranza delle aziende italiane ritiene che il lavoro flessibile determini maggiori vantaggi in termini di produttività del personale, riduzione dei costi e migliore equilibrio vita e lavoro per i dipendenti. Il 58% delle aziende …

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In Italia “il paese del posto fisso”, risulta oramai che l’82% delle aziende offre al personale forme di lavoro flessibile.

La maggioranza delle aziende italiane ritiene che il lavoro flessibile determini maggiori vantaggi in termini di produttività del personale, riduzione dei costi e migliore equilibrio vita e lavoro per i dipendenti. Il 58% delle aziende ritiene che il lavoro flessibile comporti costi minori rispetto al lavoro fisso .

Dalla ricerca condotta da Regus, che ha coinvolto 17.000 aziende in 80 paesi, emerge che l’Italia si colloca vicino agli USA. Per quanto riguarda invece gli altri paesi europei, le percentuali delle aziende che hanno adottato un modello di lavoro flessibile vedono la Spagna al primo posto con l’88%, la Francia e Regno Unito con l’83% e all’ultimo posto la Germania con il 76%.

I tre quarti delle aziende che offrono forme di lavoro flessibile segnalano un netto miglioramento dell’equilibrio vita/lavoro, della soddisfazione e della motivazione dei dipendenti; quasi la metà ritiene inoltre che aumenti la produttività del personale e quasi un quinto che sia di grande utilità per adattarsi e affrontare al meglio la crescita rapida.

Allo stesso tempo, il sondaggio rivela che la fiducia resta il principale ostacolo per molte delle aziende che offrono lavoro solo al personale con anni di esperienza ,causando l’allontanamento di giovani e nuovi talenti. Questi studi dimostrerebbero che consentendo un certo grado di flessibilità al personale, la produttività aumenterebbe . Questi dati dovrebbero rappresentare una svolta,soprattutto per la crescita delle aziende e per il mercato del lavoro.

In questa situazione viene naturale analizzare alcuni fatti e fare opportune riflessioni. Molti lavoratori in Italia soprattutto quelli che hanno superato la soglia dei 40-50 anni dichiarano di avere forti difficoltà a trovare un lavoro, addirittura non riescono a integrarsi più nel circuito produttivo del Paese , perché le aziende preferiscono assumere personale giovane. Poi abbiamo i giovani che hanno difficoltà a trovare un lavoro perché le aziende chiedono esperienza. Da ciò emerge una grande confusione.

Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi recentemente ha dichiarato che la crescita in Italia stenta da quindici anni e i tassi di sviluppo si attesta oggi intorno all’1%.

Draghi ha fotografato la gravità del mercato del lavoro per i giovani ai quali è chiesto il massimo della precarietà. Dal palco del Forex di Verona, ha evidenziato che tutto ciò avvilisce i giovani e intacca gravemente l’efficienza dell’intero sistema produttivo. La recessione inoltre avrebbe reso ancora più difficile la situazione e il tasso di disoccupazione dei giovani ha raggiunto dati che sfiorano il 30%.

Tenendo conto di questi aspetti ci viene spontaneo chiederci: è proprio vero che la flessibilità aiuta a crescere il nostro Paese e a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori ?Se è così perché la disoccupazione in questi anni è aumentata invece di diminuire? Perché lavoratori vecchi e giovani protestano la perdita dei propri diritti nelle piazze?Come mai i giovani lamentano che nessuno riconosce loro la dignità del proprio lavoro e di lavorare senza arrivare mai da nessuna parte?

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