Domenica 23 gennaio, scade il termine per ricorrere al giudice in caso di irregolarità nella conclusione di un rapporto di lavoro. Restano, così, solo pochi giorni per far valere i propri diritti e il merito lo dobbiamo al “collegato lavoro” entrato in vigore il 24 novembre e che coinvolge ben 150 mila lavoratori, in maggioranza …
Domenica 23 gennaio, scade il termine per ricorrere al giudice in caso di irregolarità nella conclusione di un rapporto di lavoro. Restano, così, solo pochi giorni per far valere i propri diritti e il merito lo dobbiamo al “collegato lavoro” entrato in vigore il 24 novembre e che coinvolge ben 150 mila lavoratori, in maggioranza giovani e immigrati, e che riduce da 5 anni a 60 giorni dalla fine del rapporto di lavoro la possibilità di ricorrere contro il licenziamento.
Ma c’è di peggio. La nuova norma, (l’art.32 del collegato), nata, a detta del Governo, per snellire le procedure e alleggerire i tribunali, ha valenza retroattiva e riguarda anche i contratti già scaduti, il problema è che il Governo non ha fatto nulla per diffondere la notizia, e nemmeno sul sito istituzionale, dove un breve articolo affronta il “collegato lavoro” per sommi capi, vengono accennati i termini di scadenza.
La Cgil, infatti, ha accusato il Governo di aver passato sotto silenzio i termini per ricorrere contro il licenziamento illegittimo e ha fatto richiesta affinché i cittadini venissero informati riguardo ad una norma dalle conseguenze così importanti, ma il tentativo è caduto nel vuoto. Tuttavia, la Cgil non si è tirata indietro e in questi ultimi 2 mesi si è impegnata davvero molto per diffondere la notizia.
Secondo le stime, i lavoratori interessati dal “collegato lavoro” sono 150 mila, tutti precari licenziati, sia nel settore privato sia in quello pubblico, ovvero la fascia più debole e più sfruttata del mondo del lavoro. Stando alla norma, i possono fare ricorso contro il licenziamento tutti coloro che hanno avuto contratti di lavoro la cui durata complessiva sia stata superiore ai 3 anni (previsti dal d.lgs. 368/2001) o quelli per i quali si è arrivati alla conclusione del rapporto di lavoro senza atti formali o prima della scadenza.
Tuttavia, la Cgil, come si legge nel sito, avverte che, se si ritiene che il proprio contratto di lavoro sia stato viziato da irregolarità, o che il licenziamento sia stato ingiusto, è sufficiente al momento mandare al datore di lavoro una lettera. A quel punto scatta un nuovo termine, questa volta di 270 giorni, per affermare il proprio diritto davanti al giudice del lavoro”.