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La riapertura post COVID-19, tra incertezze e speranze

La crisi economica provocata dal Covid-19 e dalle conseguenti restizioni sociali ha inciso negativamente sul tessuto produttivo specialmente per le attività in cui è necessaria vicinanza con il cliente. Intervista ad un barbiere di Forlì

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La crisi economica derivata dalle restrizioni sociali applicate per il contrasto alla diffusione del Covid-19 ha inciso negativamente sul tessuto produttivo e in particolare sulle imprese che, laddove siano state catalogate quali maggiormente esposte per la necessaria prossimità con il cliente, hanno subito uno stop prolungato.

Ripartenza post Coronavirus: intervista ad un barbiere

ripartenza post covid

Abbiamo intervistato uno dei pochi barbieri di seconda generazione della città di Forlì, Alessandro titolare del negozio “Alex Studio”, figlio d’arte come si dice, che svolge la professione da oltre venti anni.

Come hai iniziato la professione, imitazione o passione?

Devo confessare né l’uno né l’altro. Mio padre aveva il suo negozio nella zona di Via Monari a Forlì e da giovane studente con la passione per le moto da corsa, assolutamente Ducati, non avevo per nulla pianificato il mio futuro. Intanto mio padre mi chiedeva di frequentare più spesso la sua bottega, ed è così che ho scoperto di avere delle affinità ed una manualità che mi consentivano di proporre un servizio apprezzato dalla clientela. Poi ho iniziato a frequentare corsi professionali di stile e di certificazione del mestiere ed alla fine la decisione di aprire un salone, locando l’attuale negozio.

Hai dovuto rinunciare alla tua passione per le moto?   

Chiaramente il tempo da dedicare alla “passione Ducati” si è notevolmente ridotto, ma è rimasta la volontà ed il piacere di costruire qualcosa di mio che riflettesse il mio stile di vita e i miei sentimenti.

Ed allora?

Allora ho riprodotto un paddock Ducati nel mio negozio. Certo la moto continuo ad averla e ogni occasione è utile per inforcarla ed assaporare la velocità ma quando lavoro “e mutur” (come si dice in dialetto romagnolo) continua a farmi compagnia e sostenere le mie giornate. Possiedo una collezione di modellini di moto Ducati tutti gelosamente custoditi in teche, stemmi della Ducati, foto mie mentre corro in pista e di piloti che ho incontrato. Un cliente che entra nel mio negozio capisce subito l’argomento da trattare e intuisce che, efficacia e velocità, sono per me un dettame di vita. Tutto questo mi ha aiutato e mi aiuterà a superare l’emergenza Covid.  

Quali le difficoltà economiche per la tua azienda?

Sicuramente i provvedimenti di restrizione temporale imposti all’apertura delle attività che ci hanno collocato tra le categorie a rischio sono stati una sorpresa per titolari e dipendenti visto che, la maggioranza degli esercizi, rispettava le norme igienico sanitarie, di sanificazione dei locali e delle attrezzature già imposte dalla AUSL di competenza attraverso  le associazioni di categoria.

Quindi la categoria è stata penalizzata per investimenti importanti in strumentazione, più o meno obbligatoria, a tutela della salute del cliente. Alcuni imprenditori, che ad esempio svolgono l’attività di estetista, soggiacciono alle norme di prevenzione e contaminazione indicate per la categoria indossando camici e mascherine da sempre quindi per loro, a parte le protezioni in plexiglass nulla è cambiato rispetto al periodo pre-covid.

Quali provvedimenti vi hanno messo in maggiore difficoltà dal punto di vista dell’adeguamento?

Sicuramente le tempistiche incerte in merito alla riapertura ci hanno messo in grave difficoltà. In un contesto di restrizioni economiche e di incertezza sul futuro, investire capitali in materiali da consumo per il lavoro è operazione avventata soprattutto rimanendo ignoti i tempi di rientro sui costi.

In quale maniera hai risolto la problematica legata alle forniture dei dispositivi di protezione  individuale (mascherine, camici, disinfettanti)?

Su quello ci sarebbe da aprire un capitolo a parte. Le difficoltà di reperimento derivano dalla mancanza di una produzione ufficiale da parte dello Stato che permane a tutt’oggi. Come pubblico esercente, non ho la possibilità di approvvigionarmi da un fornitore di Stato certificato che mi garantisca liceità ed efficacia dei prodotti di protezione venduti. E’ lasciata a noi imprenditori la responsabilità di acquistare dispositivi di protezione certificati e garantiti ovviamente con il rischio che, in caso di contagio, il cliente possa chiedere i danni. Si capisce che può diventare un altro incubo!

Hai dovuto aumentare i prezzi ai clienti per limitare i costi ?

No, si è cercato di contenere i costi dovuti alle maggiori esposizioni economiche dell’azienda con aumenti negli orari di lavoro che fortunatamente le autorità ci hanno concesso. Io resto al lavoro anche nei giorni di normale chiusura così, lavorando, esaurisco l’enorme domanda naturalmente presentatasi alla riapertura e impedisco un innalzamento delle tariffe per i servizi. Tutto questo fino a quando riesco a starci dentro ovviamente.

Quale è il motivo di questa ultima affermazione?

Appena sarà terminato il primo periodo di sovraccarico di lavoro si dovranno considerare aspetti legati alla salute dei titolari e dei collaboratori che respirano per lunghe ore nelle mascherine sottoponendosi ad una rarefazione di ossigeno con un rischio costante di contrarre patologie collegate all’ipossia. E’ come lavorare in alta quota in rarefazione di ossigeno, gli alpinisti, ad esempio, si sottopongo a duri allenamenti per delle esposizioni che sono molto più brevi di quella a cui sono costretti gli operatori del settore Per quanto mi riguarda sono l’unico operatore della mia azienda quindi dovrò solo dosare le forze e salvaguardare la mia salute, ma non posso non pensare ai colleghi del settore che invece hanno dei dipendenti.

Tra l’altro finito il primo periodo di apertura mi aspetto un intervento dei sindacati. Questi inizieranno a protestare per le condizioni dei lavoratori dimenticando lo sforzo profuso dagli imprenditori che nel frattempo non avranno ancora recuperato le risorse investite e si troveranno ad affrontare le problematiche legate alla turnazione maggiorata dei dipendenti, con le aumentate difficoltà di dover servire la clientela per sorreggere le condizioni economiche dell’impresa.

Quali aiuti economici da parte del Governo centrale ?

C’e’stata una disorganizzazione inimmaginabile accompagnata ad un quantitativo di risorse insufficienti. Attraverso le categorie di riferimento noi abbiamo fatto i salti mortali mentre ci arrabattavamo per essere pronti al giorno 18 Maggio e soprattutto idonei ad aderire al bando in Invitalia che metteva a disposizione 50 milioni di euro per le imprese di settore. Peccato che all’apertura del bando, prevista per le 09.00, solo 3700 domande su 92800 sono state accettate ed hanno ricevuto l’erogazione, le altre si sono perse nell’oblio della pubblica amministrazione senza copertura. La beffa oltre il danno ed il tempo perso.

Quali le recriminazioni rispetto alle ordinanze che hanno disciplinato l’apertura del settore?

Le continue indecisioni in merito ad una  data di riapertura tra l’altro non ci hanno consentito una pianificazione degli appuntamenti per poter rispettare le regole ed i distanziamenti. Laddove si debba evitare di far sostare oltre un cliente nel negozio ci sono difficoltà dei tempi del servizio che con le nuove regole sono incerte, quindi devo poter contare sulla pazienza degli avventori poiché potrebbero dover aspettare fuori del negozio poiché devo, al termine di ogni servizio, sanificare la poltrona, cambiare gli asciugamani e gettare via i camici monouso, pulire e sanificare il pavimento e portare un luogo idoneo i contenitori dell’immondizia che contengono i materiali usati. 

Cosa ti saresti aspettato dai provvedimenti delle Autorità?

Sicuramente delle differenziazioni a seconda delle zone di contagio. Lungi da me voler discriminare i colleghi che lavorano nelle zone più colpite, ma penalizzare tutti non è servito né alle aziende dell’indotto che seguono il settore, né agli imprenditori delle città meno colpite.

Sarebbe stato saggio lasciare decidere le aperture ai Sindaci di ogni capoluogo di provincia che avrebbe potuto coordinare i colleghi dei comuni più piccoli, posto che spesso come unione dei comuni condividono i servizi di pulizia e raccolta dei rifiuti e la polizia urbana. Ogni capoluogo non è e non era uguale all’altro. Forlì non era uguale a Cesena, che non è come Medicina, che non aveva gli stessi problemi di Finale Emilia, che non era simile a Piacenza, piuttosto che a Parma per non parlare di Bologna o Reggio Emilia. Quindi anche decidere a livello regionale, a mio avviso, è stato improvvido e poco razionale. Le stesse aperture dei mercati al coperto, che magari avrebbero creato quegli assembramenti che erano da evitare, non sono certo state comprese a fronte del mantenimento della chiusura delle nostre aziende bollate come potenziali untori. Per non parlare degli spettacoli di assembramento che i media mostravano mentre eravamo chiusi e rispondevamo con malinconia ai clienti che ci raggiungevano al telefono condividendo con loro le nostre ansie e delusioni.  

Altre problematiche?

Non può essere sottaciuto il fenomeno dell’abusivismo. Dopo i primi mesi ho iniziato a vedere amici e clienti sia di persona che sui social con i capelli tagliati e qualche amica con le unghie curate. Sicuramente avevano qualcuno in famiglia con qualche capacità, ma in generale il fenomeno ha contribuito ad incidere sulla nostra economia e sulle potenzialità di ripresa, per non parlare delle esposizioni degli eventuali clienti che, oltre al Covid, erano pericolosamente sottoposti ad applicazioni di prodotti non testati clinicamente ovvero ad attrezzature non sterilizzate anche solo per le normali patologie trasmissibili. Onestamente pur nella comprensione che le forze di polizia fossero impegnate in altri compiti, non mi è sembrato di vedere una campagna di contrasto al fenomeno, dove di contro in tempi normali siamo tutti verificati, anche giustamente, da rigidi e frequenti controlli.

Quali prospettive future per la tua azienda e per i tuoi colleghi, laddove questo sia pronosticabile?     

Il pronostico innanzitutto riguarda la speranza che il virus non riprenda la diffusione e questo per favorire la ripresa economica generale che ha comunque positive ripercussioni sulle famiglie e quindi sul nostro settore. Nel frattempo speriamo in una produzione di Stato delle mascherine e degli altri dispositivi che possa intervenire per calmierare i prezzi a fronte di un eventuale incremento della domanda, che sicuramente si realizzerà comunque nei prossimi mesi anche a fronte delle possibili chiusure estive delle aziende con una prevedibile flessione della produzione che non sarà adeguata alle esigenze dei settori.

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