Il premier Matteo Renzi ha recentemente annunciato la nomina di Tommaso Nannicini a sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il giovane professore della Bocconi si occuperà, quasi sicuramente, di lavoro autonomo supervisionando la stesura del testo – affidata a un altro bocconiano, Maurizio Del Conte – che promette agevolazioni e tutele a favore delle Partite Iva. Di cosa si tratta? Di un collegato alla Legge di Stabilità che in molti hanno giù battezzato il “Jobs Act degli autonomi” e che, stando alle voci fin qui circolate, dovrebbe accorciare le distanze tra i diritti riconosciuti ai dipendenti pubblici e quelli fin qui negati agli autonomi. Sarà davvero così? Staremo a vedere.
Stando ai beninformati, il testo introduce la possibilità, per i lavoratori autonomi, di accedere ai bandi pubblici senza passare per l’iscrizione alle Camere di Commercio o per l’affiliazione a una società. E prevede la possibilità di usufruire di interessanti detrazioni fiscali per le Partite Iva che punteranno sul loro aggiornamento professionale: le spese affrontate per partecipare a corsi, master, convegni et similia potranno, infatti, essere detratte per una somma massima di 10 mila euro all’anno. Non solo: il ddl dovrebbe anche abbattere la disparità contrattuale tra committente e lavoratore autonomo non concedendo più al primo la facoltà di recidere unilateralmente il contratto senza preavviso (a meno che non venga disposto un risarcimento per il lavoratore). E cancellando la possibilità, finora riservata al solo committente, di modificare le condizioni poste all’interno del contratto. Di più: stando alle informazioni fin qui trapelate, il “Jobs Act degli autonomi” contemplerebbe anche una “stretta” sui tempi di pagamento che non dovrebbero superare i 60 giorni.
Tra le novità annunciate, anche l’istituzione di uno sportello specificamente dedicato alle Partite Iva presso i centri per l’impiego e gli organismi accreditati che dovrebbero agevolare l’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro, fornire informazioni a chi intende avviare un’attività autonoma e illustrare le procedure per accedere ai bandi pubblici o per godere delle agevolazioni fiscali concesse. Maggiori diritti dovrebbero, infine, essere riconosciuti anche alle lavoratrici autonome incinte alle quali verrà erogata di diritto l’indennità di maternità (ovvero indipendentemente dal fatto che scelgano o meno di sospendere la loro prestazione lavorativa). Quanto al congedo parentale: verrà innalzato da 3 a 6 mesi il periodo di tutela e da 1 a 3 anni di vita del bambino il periodo di fruizione, proprio come accade ai dipendenti pubblici.
Nonostante si tratti di misure che non sono ancora state ufficializzate, le associazioni dei liberi professionisti hanno già detto la loro. Come specificato in un comunicato diffuso dall’Acta (associazione dei freelance), infatti, sono tre i punti su cui gli estensori del testo avrebbero fatto “marcia indietro” suscitando la disapprovazione dei diretti interessati. Nello specifico: le modifiche finite “nel mirino” riguarderebbero la cancellazione della tutela dei malati gravi, il nuovo innalzamento dei tempi di pagamento e i nuovi vincoli posti per la formazione e l’orientamento.
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