La notizia ha spopolato negli ultimi giorni sulle testate di tutta Europa, una eurodeputata italiana, l’on. Licia Ronzulli, si è presentata in aula con la sua bimba di 40 giorni in braccio, proprio durante le votazioni per estendere il periodo di maternità obbligatoria.
Ed è così diventata il “simbolo” di questa riforma guadagnando apprezzamenti ed ammirazione dai suoi onorevoli colleghi.
Ma a questo punto è doveroso fare alcune riflessioni. Il lavoro di parlamentare europeo è sicuramente compatibile con lo status di “mamma”… peccato però che la stragrande maggioranza degli altri lavori delle donne italiane non lo sia; peccato anche che l’attuale situazione delle donne e delle mamme in Italia sia tra le più disastrose in Europa.
Ve la immaginate una mamma operaia con la figlioletta in braccio che lavora sulla catena di montaggio o su una macchina cucitrice? Oppure una mamma segretaria che con bebè in braccio per otto ore alla scrivania risponde al telefono e gestisce agende? O una mamma precaria che svolge il suo contratto a progetto con la bimba nel marsupio? O peggio ancora una mamma in cerca di occupazione che si presenta ad un colloquio con passeggino e biberon al seguito?
Io sinceramente no! Il problema è proprio che le vere mamme in Italia sono queste, non le parlamentari…
C’è anche da dire che una europarlamentare italiana ha uno stipendio che è circa il doppio (a volte anche più) rispetto alle sue colleghe ed i suoi colleghi tedeschi, inglesi, francesi, danesi, belgi, svedesi ed addirittura lussemburghesi. Cosa significa? Significa che una deputata italiana non ha la minima idea di cosa significhi lottare per avere un posto al nido, quando si guadagnano 1.100 euro al mese e la retta va dai 500 agli 800 euro… oppure chiedere aiuto economico a genitori e suoceri perchè nella condizione di neo-mamma non si viene prese in considerazione per uno straccio di lavoro.
L’on. Ronzulli guadagna circa 7 volte di più delle sue colleghe della Repubblica Ceca (che svolgono il suo stesso ed identico lavoro e siedono nello stesso europarlamento)… ebbene le deputate ceche non si presentano con i loro bebè in braccio per strumentalizzarli a fini politici, ma con i fatti dimostrano di essere delle donne realmente vicine ai bisogni reali delle loro connazionali… oggi una mamma lavoratrice in Repubblica Ceca può permettersi di lavorare ed avere tutto il sostegno necessario per essere mamma in assoluta tranquillità.
Per non parlare del lavoro svolto da Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, etc… troviamo sempre europarlamentari estremamente “sottopagati” rispetto ai nostri, ma con una cultura del lavoro, della donna e della maternità che è anni luce avanti a noi.
Ancora una volta dobbiamo notare con tristezza come i nostri politici e le nostre politiche, siano sempre più distanti dalla realtà vera del lavoro, dei cittadini e dei bisogni reali. E come purtroppo questa distanza (lo si vede a Strasburgo) sia nettamente più marcata rispetto al resto dei Paesi Comunitari…
Mamme italiane, fate sentire la vostra voce! Essere mamme è un vostro diritto! Il lavoro è un vostro diritto! Avere le condizioni per essere mamme e lavoratrici nello stesso tempo è un vostro diritto così come lo è per la Ronzulli!
In definitiva poi, cosa voleva dimostrare l’on. Ronzulli? Forse lo abbiamo capito: essere mamme e lavoratrici anche in Italia si può… basta essere elette all’europarlamento!
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