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Pensioni anticipate: Inps e sindacati in pressing sul Governo

La legge Fornero mette le ganasce alle assunzioni dei giovani: è questa la convinzione di Tito Boeri che è tornato a incalzare il Governo sulla cosiddetta “flessibilità in uscita”

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La questione delle pensioni anticipate continua a tenere banco nella discussione pubblica. A sollevare il problema è stato ieri il presidente del’Inps, Tito Boeri, che è tornato a sollecitare l’intervento del Governo sulla cosiddetta “flessibilità in uscita”. La proposta dell’economista è quella di favorire l’uscita anticipata di alcuni lavoratori (che riceverebbero un assegno pensionistico più leggero) così da consentire anche un ricambio generazionale nel mercato del lavoro. Stando ai dati contenuti in uno studio citato dal numero uno dell’Inps, infatti, nelle aziende in cui – per effetto della Legge Fornero – i dipendenti non possono andare in pensione prima dei 65/66 anni, le assunzioni dei giovani avvengono col contagocce.

pensioni anticipate
image by beeboys

Le dichiarazioni di Boeri – che, lo ricordiamo, considera non più rimandabile un intervento sulla flessibilità in uscita – sono state accolte con favore dai sindacati. I cui segretari nazionali hanno annunciato l’intenzione di organizzare una grande mobilitazione unitaria tesa a ottenere risposte più ferme (da parte del Governo) sulla questione delle pensioni anticipate. Non solo: Cgil, Cisl e Uil sembrano condividere i timori del presidente dell’Inps circa la “penalizzazione” dei giovani in cerca di lavoro i quali (in pratica) farebbero fatica ad entrare nelle aziende dove le “vecchie leve” non possono sgombrare il campo. Perché? Per effetto della Legge Fornero che, come sappiamo, dal 1° gennaio del 2016, prevede requisiti più stringenti. Nello specifico: le lavoratrici e i lavoratori pubblici non possono andare in pensione prima dei 66 anni e 7 mesi, le lavoratrici dipendenti del settore privato prima dei 65 anni e 7 mesi e quelle autonome prima dei 66 anni e 1 mese. Mentre per quanto riguarda i requisiti contributivi, il pensionamento può avvenire solo a patto che le lavoratrici abbiano versato 41 anni e 10 mesi di contributi e che i loro colleghi uomini abbiano fatto lo stesso per 42 anni e 10 mesi.

L’idea di Boeri – avvallata dai sindacati – è quella di consentire a chi lo vorrà di non raggiungere le soglie prescritte dalla Riforma Fornero. E di congedarsi prima dal mercato del lavoro, con la consapevolezza di incassare una pensione più leggera. Le ipotesi in campo sono tante: secondo un’elaborazione dell’Inps (del tutto teorica): se venisse concesso di andare in pensione a 63 anni e 7 mesi con una decurtazione del 3% per ogni anno di pensionamento anticipato, nel 2017 si conterebbero 98 mila pensionati in più. Con un esborso, per lo Stato, quantificato in circa 7 miliardi di euro in tutto. Una spesa pesante che, secondo molti, è il motivo che spinge il Governo a procedere coi piedi di piombo su questa questione.

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