L’organizzazione parigina ha aggiornato le previsioni di crescita delle economie mondiali certificando un “saliscendi” che merita attenzione
Capita a tutti di tornare sulle proprie posizioni. Anche all’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha ieri rivisto le stime dei Pil dei vari Paesi aderenti. Riportando dati che, se in alcuni casi hanno segnato un miglioramento rispetto alle previsioni di giugno, in altri hanno invece prefigurato un passo indietro.
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Su è giù in Europa
Partiamo da casa nostra: l’organizzazione parigina ha rivisto al rialzo la stima che riguarda il Pil italiano che, per l’anno in corso, dovrebbe crescere dello 0,7% e non dello 0,6%, come indicato qualche mese fa. E l’anno prossimo? Gli ultimi aggiornamenti dell’Ocse prevedono una crescita del Pil, nel 2016, pari all’1,3%, in calo di 0,2 punti percentuale rispetto a quella vaticinata nel mese di giugno. Un andamento – quello italiano – in linea con quanto certificato in tutta l’area Euro il cui Pil, nel 2015, dovrebbe crescere dell’1,6% (e non dell’1,5%) e, nel 2016, dell’1,9% (e non del 2,1%). Insomma: se le cose andranno un po’ meglio del previsto nell’immediato futuro, a medio termine potrebbero, invece, rivelarsi meno promettenti di quanto si fosse pensato. Fatte le dovute eccezioni, come quelle che riguardano il Regno Unito le cui stime di crescita sia per il 2015 (+2,4%) sia per il 2016 (+2,3%) sono state confermate. A differenza della Germania per la quale l’Ocse ha rimarcato la previsione di crescita di quest’anno (+1,6%), ma ha rivisto a ribasso quella del 2016 che dovrebbe segnare un +2,1% (e non un +2,4%).
La Cina frena, l’india regge, il Brasile affonda
E cosa succede nel resto del mondo? Il Pil globale, secondo i tecnici di Parigi, perde terreno. La stima di giugno che aveva profetizzato, per il 2015, una crescita pari al 3,1% è stata corretta al 3%. E anche quella del 2016, che doveva segnare un avanzamento del 3,8%, si è “convertita” in un più modesto +3,6%. Per colpa delle economie emergenti che, secondo l’Ocse, stanno rallentando il loro passo. Tra tutte, la Cina per la quale la crescita record del 7,4% rilevata nel 2014 sembra essere ormai solo un lontano ricordo. Le stime aggiornate dall’Ocse prevedono, infatti, per l’anno in corso, una crescita del 6,7% (in calo dello 0,1% rispetto a quanto previsto a giugno) e, per l’anno prossimo, del 6,5% (in calo di 0,2 punti percentuale). Ma a preoccupare particolarmente è il Brasile per il quale si prevedono risultati tutt’altro che positivi, con un Pil al -2,8% per il 2015 e al -0,7% per il 2016. Regge bene, invece, l’India le cui stime di crescita sono state confermate al +7,2% per l’anno in corso e al +7,3% per quello venturo. Su cifre ben più contenute “viaggiano”, invece, gli Stati Uniti il cui Pil, quest’anno, dovrebbe crescere del 2,4% ( in salita rispetto al 2,1% immaginato a giugno) e l’anno prossimo del 2,6% (in discesa rispetto al 2,8% indicato qualche mese fa).
Bene l’Italia ma non l’Eurozona
La nuova fotografia consegnata dall’Ocse ha tentato di andare oltre le mere statistiche per capire cosa abbia determinato cambiamenti più o meno allarmanti. E se l’Italia è stata sostanzialmente “promossa” per le riforme attuate che, secondo i tecnici di Parigi, avrebbero creato più occupazione ridando un po’ di ossigeno ai consumi interni; lo stesso non è avvenuto per l’Eurozona. Che pagherebbe il dazio di una moneta e di un sistema creditizio ancora troppo deboli. Tant’è che, nonostante le condizioni favorevoli (il prezzo del petrolio andato giù, l’euro più debole e i tassi di interesse più bassi), i risultati risulterebbero ancora poco soddisfacenti.
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