Stando alle stime diffuse ieri dall’Istat, la produttività totale italiana è diminuita mediamente dello 0,3% ogni anno, dal 1995 al 2014. Ma le cose sembrano orientate a migliorare.
Di un Paese come il nostro, che stenta a ingranare la marcia per la ripartenza, può essere utile osservare anche i ritmi di produttività. Che possono aiutare a capire quanta ricchezza viene generata dall’impiego della forza lavoro o del capitale investito.
Secondo le stime sulle misure di produttività diffuse ieri dall’Istat, nel 2014, il valore aggiunto dell’intera economia italiana ha subito una flessione dello 0,5% in un anno, mentre la produttività del lavoro (ossia l’indice che misura la quantità di prodotto ottenuto con l’impiego di un’unità di lavoro e dunque la capacità di un sistema produttivo di generare ricchezza) ha fatto registrare un più pesante -0,7%.
Non è andata meglio alla produttività del capitale (calcolata come il rapporto tra il valore aggiunto e l’impiego complessivo di servizi del capitale e del lavoro) che, sempre nel 2014, è sceso dello 0,8% su base annua. Mentre la produttività totale dei fattori – che, come ha spiegato l’Istat, misura la crescita del valore aggiunto attribuibile al progresso tecnologico e all’accresciuta conoscenza dei processi produttivi – ha subito una battuta di arresto meno pesante scendendo “solo” dello 0,2% rispetto al 2013.
Ma l’Istat ha passato in rassegna i dati relativi a un lungo periodo svelando che, tra il 1995 e il 2014, la produttività del lavoro è cresciuta mediamente dello 0,3% ogni anno, mentre quella totale dei fattori è diminuita dello 0,3%. In pratica, da 20 anni a questa parte, i livelli produttivi del nostro Paese sono stati tutt’altro che sostenuti.
Le cose sono andate un po’ meglio negli ultimi anni: tra il 2009 e il 2014, infatti, la produttività del lavoro ha fatto registrare un tasso di crescita media annua dello 0,6%, la produttività del capitale si è fermata a un più modesto +0,1%, mentre la produttività totale dei fattori è aumentata mediamente dello 0,4% ogni dodici mesi. Che la tendenza stia cambiando?