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Regime dei minimi, tutte le novità 2014 – 2015

Partita Iva con regime dei minimi, tutto quello che c’è da sapere, come farne parte, quali sono i vantaggi e gli svantaggi.

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regime dei minimi



La partita iva nel regime dei minimi è un regime contabile agevolato che prevede – tra gli altri benefit – l’esenzione dall’Iva, un’Irpef agevolata e numerose semplificazioni burocratiche (come l’esenzione dell’obbligo della comunicazione Iva annuale, degli elenchi clienti e fornitori, degli studi di settore, e così via). Ma quali sono i requisiti che è necessario rispettare per poter entrare a far parte del regime dei minimi 2014? E quali sono nel dettaglio i vantaggi conseguibili?

Requisiti per accedere al regime dei minimi

Attualmente per poter avere accesso al regime dei minimi è necessario rispettare i seguenti requisiti relativi all’ultimo anno:

  • non avere conseguito ricavi o compensi non superiori a 30.000 euro
    non avere sostenuto spese per lavoratori dipendenti o per collaboratori
    non avere effettuato cessioni all’esportazione
    non avere erogato somme sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto di solo lavoro.

Vi sono poi altri requisiti è che è necessario avere rispettato nel triennio precedente:

  • non avere effettuato acquisti di beni strumentali per un ammontare superiore ai 15.000 euro, considerando al 50% il valore dei beni ad utilizzo promiscuo
  • non avere esercitato, nei tre anni precedenti l’inizio dell’attività, attività artistiche, professionali o d’impresa, anche in forma associata o familiare.

Ancora, è necessario che l’attività non costituisca una mera prosecuzione di altre attività precedentemente svolte sotto forma di lavoro dipendente, a meno che il lavoratore dimostri di aver perso il posto di lavoro o essere in mobilità per cause che non sono dipendenti dalla sua volontà.

Di contro, non possono essere contribuenti “minimi” tutti coloro i quali applicano regimi speciali Iva, i non residenti, coloro che in via esclusiva o prevalente effettuano attività di cessioni di immobili e mezzi di trasporto (nuovi) e colore che, infine, partecipano contestualmente a società di persone, associazioni professionali o società a responsabilità limitata.

Attività escluse dal regime dei minimi

In tale disamina, occorre altresì ricordare come non tutte le attività possano essere ricomprese dal regime dei minimi. Rappresentano infatti attività “escluse”:

  • Agricoltura
  • Editoria
  • Gestione telefonia pubblica
  • Intrattenimenti e giochi
  • Rivendita documenti di trasporto pubblico o sosta
  • Agenzie di viaggio e turismo
  • Agriturismo
  • Vendite a domicilio
  • Rivendita beni usati, oggetti d’arte o d’antiquariato

Quanto dura il regime dei minimi

Il regime dei minimi ha una durata pari a 5 anni, ampliato solamente per quelle persone che allo scadere del 5^ anno di godimento del regime agevolato non abbiano ancora raggiunto i 35 anni.

Limite a 65 mila euro?

Nelle ultime settimane si è diffusa la notizia secondo cui il limite quantitativo utile per poter avere accesso al regime dei minimi sarebbe stato alzato da 30 a 65 mila euro. La notizia – per quanto piacevole – è tuttavia non veritiera. Tale soglia si riferisce infatti a un limite “autorizzato” dal Consiglio dell’Unione Europea, che con una decisione del 2013 ha consentito la proroga fino al 31 dicembre 2016 del regime dei minimi (da alcune parti contestato di violare la normativa comunitaria), autorizzando inoltre il nostro Paese a incrementare la soglia del volume d’affari massimo a 65 mila euro.

Per poter ottenere la concreta applicazione di tale limite, tuttavia, è necessario un esplicito provvedimento normativo. Provvedimento che, allo stato attuale delle cose, sembra tuttavia essere difficilmente conseguibile, visto e considerato che il rischio di perdere eccessivo gettito fiscale è dietro l’angolo.

Vantaggi regime dei minimi

Ma quali sono i vantaggi ottenibili dagli aderenti al regime dei minimi? In linea di massima, cercando di sintetizzare per punti tutti i benefit conseguibili da tali contribuenti, possiamo certamente ricordare come non esista alcun obbligo di assoggettamento all’imposta sul valore aggiunto e all’imposta regionale sulle attività produttive: in altri termini, i contribuenti “minimi” possono – almeno per un pò! – dimenticarsi di pagare l’IVA e l’IRAP, e procedere alle conseguenti comunicazioni IVA o spesometro.

Ancora, non esiste alcun obbligo di assoggettamento alla ritenuta d’acconto: l’imposta sostitutiva che si “paga” nel regime dei minimi è infatti pari al 5%. Un importo “di favore” che non sarebbe compensabile con l’importo delle ritenute d’acconto, pari al 20%.

Per esplicitare l’appartenenza al regime dei minimi, è necessario che nelle fatture emesse dal contribuente sia indicata la dicitura che richiama alla normativa in vigore: “Operazione effettuata ai sensi dell’art. 1 della Legge 244/2007 – Regime fiscale per l’imprenditoria e per i lavoratori in mobilità D.L. 98/2011” e altresì la seguente dicitura “È richiesta la non applicazione della Ritenuta a titolo di acconto come da Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate n. 185820/2011“.

Svantaggi del regime dei minimi

Fin qui i vantaggi relativi al regime dei minimi. Ma possibile che tale regime non abbia dei punti a sfavore?

In realtà qualche svantaggio c’è, sebbene sia poca cosa rispetto ai vantaggi conseguibili. Possiamo ad esempio ricordare come i contribuenti minimi non possano acquistare più di 15 mila euro di beni strumentali, non possano avere dipendenti, non possano detrarre l’IVA sulle fatture di acquisto, e debbano “contenere” il loro giro d’affari al fine di non “sforare” i limiti quantitativi.

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