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Smart working: autonomia e flessibilità fuori dall’ufficio

Per il 78% dei professionisti italiani intervistati da Regus, potrebbe agevolare il rientro di molte donne dalla maternità e per il 70% aiutare i giovani a trovare un lavoro

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E chi lo ha detto che per lavorare bisogna necessariamente timbrare il cartellino in ufficio? Nel mondo che cambia al passo della tecnologia, le modalità di lavoro possono essere diverse e discostarsi, in maniera fino a ieri impensabile, da quelle tradizionali. Se i telefoni di ultima generazione si sono, infatti, guadagnati l’appellativo di smart (letteralmente: intelligente, brillante), lo stesso può avvenire con le professioni che di quei dispositivi tecnologici scelgono di fare uso. Da qui lo smart working ovvero una nuova modalità di lavoro che – stando alla versione smerciata dai più entusiasti – migliorerà la vita di tanti professionisti.

smart working
image by docstockmedia

Orario fisso bye bye

Di cosa si tratta esattamente? Della possibilità di gestire con maggiore autonomia il proprio lavoro svolgendolo da postazioni diverse (da casa, dalla sede del cliente, da un aereo ecc…) e in orari da concordare volta per volta. Avvalendosi della strumentazione tecnologica che l’azienda deve fornire per rendere efficiente la prestazione dello smart worker. In pratica: l’orario di ufficio, la sede e il salario fisso non devono essere considerati dei totem intoccabili. Perché le modalità alternative – come lo smart working appunto – possono portare con sé importanti benefici tanto ai lavoratori (che possono gestire meglio il loro tempo e risultare più produttivi) quanto alle aziende (che possono ridurre i costi di gestione degli uffici). Ma sia ben chiaro che uno smart worker non è un “cane sciolto” che può decidere, in solitaria, cosa fare. L’autonomia e la flessibilità non sono sinonimi di approssimazione. Chi sceglie di lavorare in questa modalità dovrà comunque concordare tutto (o quasi) con i propri dirigenti: dal tempo di lavoro alla mansione da svolgere fino all’obiettivo da centrare in base al quale verrà calcolato il suo compenso. 

Una soluzione per giovani e mamme?

Quella dello smart working è una strada che, in Italia, risulta ancora poco battuta. Se è, infatti, vero che una buona quota di aziende e pubbliche amministrazioni ha iniziato ad avviare iniziative in questo senso, ad adottarle a pieno regime è stata solo una percentuale residuale. Per quanto una recente ricerca di Regus (condotta su un campione di 44 mila manager e professionisti di tutto il mondo) abbia dimostrato che gli italiani guardano con crescente interesse alla possibilità di ricorrere allo smart working. Per l’87% degli intervistati italiani, infatti, si tratta di una modalità di lavoro che riduce i costi delle imprese e favorisce nuovi investimenti. Il 78% è convinto che agevolerebbe il rientro dalla maternità e il 70% pensa che favorirebbe l’occupazione giovanile. Da qui l’invito, rivolto dall’84% degli interpellati al governo, di promuovere (magari con incentivi fiscali) il “lavoro agile”.

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