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Apple Research Kit: al via tra entusiasmo e dubbi

Ad aprile Il lancio di Apple Research Kit. Le opportunità straordinarie della nuova piattaforma medica della Mela e gli immancabili dubbi a riguardo.

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Molto entusiasmo ma anche qualche dubbio sulla nuova piattaforma della Mela che promette una vera e propria rivoluzione nel campo della ricerca medica.  Si tratta di Apple Research Kit, attiva da aprile e pensata per essere al servizio di pazienti e ricercatori. Un vero e proprio  hub virtuale, attivo h24. Un’idea, divenuta realtà, che in molti non hanno esitato a definire fin da subito straordinaria. Fin qui tutto bene, ma come accade per ogni novità di grande portata, l’annuncio della creazione di Apple Research Kit ha generato non pochi dubbi, tra i quali quelli legati all’affidabilità dei dati e al rispetto della privacy.

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Come funziona Apple Research Kit

La piattaforma medica di Apple, che sarà open source (quindi utilizzabile anche attraverso dispositivi non targati Apple), prevede l’attivazione di applicazioni ad hoc, mirate sulle necessità di ricercatori e pazienti che potranno quindi condividere e scambiarsi informazioni in tempo reale su una determinata patologia, annullando così problemi di tempo e distanze. Tramite smartphone i volontari si sottoporranno a test molto semplici, ma straordinariamente utili ai ricercatori per migliorare le loro conoscenze sul problema medico. Ad aumentare esponenzialmente e con un gran risparmio di tempo e risorse, sarà, prevedibilmente, soprattutto la mole di dati a disposizione dei medici, che potranno così sviluppare nuove ricerche (e conseguentemente possibili nuove cure) molto più velocemente.

Apple Research Kit: dubbi e domande

I dubbi più significativi su Apple Research Kit, come accennato riguardano principalmente due questioni. L’affidabilità dei dati e la protezione della privacy. Nel primo caso va detto che i volontari che decidono di sottoporsi a test di natura medica (virtuali o meno), vengono “scelti” dopo un accurato processo, in modo da formare quel “campione selezionato” in grado di aumentare l’affidabilità dei processi di ricerca (e dei risultati ai quali essi portano). Il fatto che un volontario “autoscelga” decidendo di sottoporsi ai suddetti test e condividendo le proprie esperienze in cambio di aiuti informativi da parte dei ricercatori, potrebbe, almeno potenzialmente, minare l’affidabilità di cui sopra in riferimento alla raccolta dei dati.

La seconda questione riguarda la paternità, la diffusione e (quindi) la segretezza dei dati stessi. Apple ha già chiarito che a Cupertino non arriverà alcuna informazione, e che i dati saranno resi anonimi e gestiti da un’azienda esterna specializzata, la quale avrà il compito di inviarli ai centri medici che decideranno (o già hanno deciso) di servirsi di Apple Research Kit. Essendo però un campo ancora inesplorato e ad uno stadio di sviluppo piuttosto embrionale è probabile, secondo un buon numero di esperti, che in questo senso si presenteranno problemi tanto nuovi quanto delicati, che Apple sarà chiamata a gestire con grande prudenza.

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