Chiariamolo subito: i numeri che stiamo per dare non sono frutto di una rilevazione statistica, ma di una previsione elaborata da Unioncamere e ministero del Lavoro che vaticinano, per il 2015, oltre 910 mila assunzioni tra industria e servizi. Un numero importante che, se venisse confermato dalla realtà, segnerebbe un aumento di 119 mila posti di lavoro in un anno.
Risultati particolarmente gratificanti dovrebbero interessare il settore manifatturiero con 186.600 entrate attese (31.300 in più rispetto al 2014). In pratica: un’impresa su 5 (soprattutto quelle che hanno investito molto su innovazione e qualità) dovrebbe assumere. E se vi state chiedendo quali saranno le figure professionali più ricercate, sappiate che, secondo lo studio di Unioncamere, si profilano tempi buoni per tecnici di vendite e distribuzioni (per i quali si prevedono 10.170 assunzioni), per ingegneri (9.340 assunzioni) e per analisti e progettisti software (8.050). Ma non dovrebbe andare male neanche agli operai specializzati, come gli addetti alle catene di montaggio automatizzate, per i quali si potrebbero aprire interessanti possibilità.
E veniamo alla tipologia di contratti che dovrebbe far segnare un aumento di quelli a tempo indeterminato (oltre 249 mila contro i 146 mila del 2014). Di questi, il 53,2%, su ammissione degli imprenditori interpellati, sarebbe stato comunque avviato, mentre il 14,2% sarebbe da riferire all’approvazione del tanto chiacchierato Jobs Act. Una quota tutto sommato modesta, rispetto ai successi sbandierati dal governo, nel corso delle ultime settimane.
E che anno sarà per i giovani che, come è ormai noto a tutti, faticano più degli altri a trovare un lavoro? Lo studio prevede per loro 202 mila assunzioni, 156.600 delle quali nel settore dei servizi e 45.600 in quello dell’industria. E le cose dovrebbero mettersi particolarmente bene per gli under 30 del Nord-Ovest che potrebbero beneficiare del 32% delle assunzioni programmate a livello nazionale.
Ancora: il corposo documento compilato da Unioncamere e ministero del Lavoro prevede che sarà la Lombardia la regione a vantare il maggior numero di assunzioni (178.400), seguita dal Veneto (92.500), dall’Emilia Romagna (87.300) e dal Lazio (82.900). Mentre i nuovi posti di lavoro latiteranno in Basilicata (7.500), in Valle d’Aosta (3.900) e soprattutto in Molise (3.200). Le province di Milano e Roma saranno poi quelle che garantiranno maggiori assunzioni (rispettivamente 83.600 e 67.100), seguite a distanza dalla provincia di Napoli nella quale, secondo Unioncamere, si potrebbero sbloccare 36 mila ingressi.
Ma a conti fatti, saranno di più le assunzioni o i licenziamenti? Trattandosi – come precisato dall’inizio – di previsioni, una risposta certa non può essere data, ma il sentore di tutti (estensori dello studio compresi) è che anche il 2015 si chiuderà con un saldo occupazionale negativo. Per quanto dei piccoli miglioramenti non possano essere trascurati: se, infatti, l’anno scorso i posti di lavoro persi hanno raggiunto le 144 mila unità, la conta dovrebbe fermarsi quest’anno a 60.400. Con perdite più vistose nelle piccole aziende (con un saldo atteso pari a -47 mila) e più contenute nelle medie (-7.200).
Infine: il numero più rotondo di ingressi si dovrebbe rilevare nel comparto della meccanica (2.200), in quello della chimica e della farmaceutica (600), della gomma e delle materie plastiche (500) e in quello alimentare (200). Mentre le nuvole continueranno ad allungarsi su settori come quello del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, per il quale si prevede la perdita di 4.660 posti di lavoro, e per quelli del legno e del mobile (-2.620) e della lavorazione dei minerali non metalliferi (-2.130).
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