L'Italia fatica ad uscire dalla crisi. A certificarlo per l'ennesima volta è l'ultimo bollettino diffuso da Bankitalia che dipinge un immediato futuro a tinte fosche con scarse prospettive di potere vedere un inversione di tendenza prima del 2014.
Il prodotto interno lordo del paese è sceso di due punti lo scorso anno e, secondo l'opinione di Visco, una situazione così deficitaria si può attribuire solo in parte alle difficoltà dell'area euro: per il governatore l'Italia necessita di motivazioni, di incentivi e di un'azione coordinata finalizzata alla crescita che non sia l'isolato intervento di una "singola autorità di politica economica".
Comunque le previsioni non sono positive e a Palazzo Koch si aspettano un 2013 ancora di segno negativo: il Pil calerà più del previsto, circa di un punto percentuale, e riprenderà a muoversi in terreno positivo solo all'inizio del 2014 quando finalmente potrebbe esserci una crescita dello 0,7%.
Una piccola ripresa che tuttavia non riuscirà a fermare l'incremento della disoccupazione che proprio nel 2014 dovrebbe sforare il tetto del 12%, sotto la pressione di una domanda crescente e di un'offerta di lavoro depressa dal languire dei commerci internazionali e da una situazione globale debole.
Proprio l'elevata disoccupazione spinge al pessimismo le famiglie e ormai il timore di perdere il proprio impiego è endemico in tutto il continente se è vero che un europeo ogni due dichiara che la sua più grande paura è proprio quella di entrare nell'enorme schiera di disoccupati.
Situazione del resto testimoniata dagli altri parametri rilevati da Bankitalia: il consumo delle famiglie infatti è ancora una volta in calo, si tratta del sesto segno meno consecutivo.
Il solo terzo trimestre ha fatto registrare un calo medio dei consumi di un punto in media e di due punti nel settore dei beni durevoli dove particolarmente critica si è dimostrata la situazione del mercato dell'auto: vendite in profondo rosso, con l'eccezione della Gran Bretagna, in tutta Europa e soprattutto in Italia,
La sofferenza dei consumi è tale in virtù di un calo del reddito che ammonta al 4,3% su base annua e di fronte ad una tale stretta del potere d'acquisto delle famiglie comincia a soffrire anche la propensione al risparmio.
A pesare sulle previsioni riguardanti il futuro anche la rilevazione dell'indice di fiducia, ancorato a valori minimi a testimonianza della scarsa aspettativa che le famiglie nutrono nei confronti di una prossima fine della crisi.
Il governatore Visco, intervenuto in una lectio magistralis all'Università a Firenze, intravede una luce alla fine del tunnel: l'inversione di tendenza ci sarà nella seconda metà di quest'anno ma non bisogna sottovalutare i fattori di rischio che ancora minacciano il sistema economico, primi fra tutti l'andamento della domanda interna e il permanere della stretta del credito.
Fondamentale ai fini della ripresa, secondo il bollettino Bankitalia, è il rilancio degli investimenti il quale potrebbe essere tuttavia frenato dalle difficoltà del settore bancario alle prese con l'aumento della rischiosità della clientela, con difficoltà crescenti nella raccolta di risparmio e con il perdurare di sofferenze dei bilanci. Già oggi si registrano sul mercato del credito un inasprimento delle condizioni riguardanti prezzo e durata dei finanziamenti, condizioni aggravate dalla preoccupazione indotta nel sistema creditizio dalle scarse prospettive di effettiva ripresa in particolari settori della produzione.
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