Vi siete mai chiesti quanti sono i giorni di lavoro necessari ad onorare il pagamento di tutte le tasse che il fisco ci obbliga a versare? A calcolarli è stato, anche quest’anno, l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che ne ha contati 154: poco più di 5 mesi. Si chiama “Tax Freedom Day” ed è il giorno di liberazione dal fisco che verrà celebrato a breve, il prossimo 3 giugno, con tre giorni di anticipo rispetto all’anno scorso.
“Rispetto al 2015 – ha dichiarato il responsabile dell’ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – il gettito complessivo del Fisco è destinato a scendere di oltre 5 miliardi di euro. Quest’anno, infatti, le famiglie ad eccezione di quelle proprietarie di ville, castelli e palazzi di pregio storico, non pagano la Tasi sulla prima casa, risparmiando circa 3,5 miliardi di euro. Le imprese, invece, non sono tenute al versamento dell’Imu sugli impianti imbullonati, da cui deriva una riduzione di gettito di 530 milioni di euro, mentre l’esenzione dell’Imu per i terreni agricoli vale 405 milioni. Le novità in materia di Irap – ha continuato Zabeo – prevedono l’abolizione dell’imposta per le imprese agricole e le cooperative di piccola pesca, con un risparmio di 167 milioni di euro. Il super ammortamento delle spese per investimenti al 140% e i nuovi crediti di imposta per le attività ubicate nelle aree svantaggiate del Paese garantiscono un minor gettito pari a 787 milioni di euro”.
In pratica, la pressione fiscale di quest’anno (pari al 42,2%) risulta in leggero calo rispetto a quella dell’anno scorso (pari al 42,9%). Ma volgendo lo sguardo più indietro, ci si rende facilmente conto di come le cose, per i contribuenti italiani, in questi ultimi anni, si siano significativamente complicate. Nel 1996, infatti, il tanto atteso “Tax Freedom Day” è caduto il 29 maggio (dopo 149 giorni di lavoro) e nel 2000 si è celebrato il 26 maggio, in corrispondenza con il 146° giorno lavorativo dell’anno. Un “anticipo” da collegare al valore della pressione fiscale che allora non andava oltre il 40,1%. Le cose sono andate peggiorando negli anni successivi: nel 2006, la liberazione dal fisco si è festeggiata il 28 maggio (dopo 147 giorni di lavoro), nel 2010 si è dovuto attendere il 2 giugno (allo scoccare del 152° giorno di lavoro), mentre nel 2015 i lavoratori italiani hanno celebrato la “liberazione” dalle tasse il 7 giugno, dopo aver “sgobbato” per ben 157 giorni. “Lavorare sino al 3 giugno per lo Stato – hanno fatto notare dall’ufficio studi della Cgia – ci dà l’idea di quanto eccessivo sia il nostro fisco. Ormai sui contribuenti onesti grava una pressione fiscale ‘reale’ che quest’anno tocca il 48,4%; 6,2 punti in più rispetto a quella ‘ufficiale'”.
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