L’ultimo monitoraggio del Centro Studi Promoter ha rilevato che, nel primo quadrimestre del 2016, gli automobilisti italiani hanno risparmiato 2,4 miliardi di euro in carburanti, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In pratica, la sosta per il rifornimento è risultata meno “salata”, per via del calo dei prezzi (ma non solo). E seppure le accise continuano a “pesare” fortemente sul prezzo finale di benzina e diesel, gli italiani che devono spostarsi per andare al lavoro dimostrano di preferire l’automobile agli altri mezzi di trasporto.
L’indagine del centro Studi Promoter – che, come già detto, si riferisce al periodo compreso tra gennaio ed aprile 2016 – ha certificato che gli italiani hanno speso, in un anno, 2,4 miliardi di euro in meno alle colonnine. Un risparmio notevole, che deriva dal calo dei prezzi (quello della benzina è sceso dell’8,6% e quello del diesel del 14,6%) e dal calo dei consumi che, rispetto al primo quadrimestre del 2015, ha fatto registrare una flessione dello 0,6% (-2,1% per la benzina, -0,1% per il gasolio). Eppure, a ben guardare, gli automobilisti del Bel Paese avrebbero potuto risparmiare di più. Visto che, nello stesso periodo preso in esame dall’indagine, il prezzo della materia prima è crollato dell’80%.
Perché, dunque, al cospetto di un tracollo così marcato, il costo dei carburanti ha subito una flessione relativamente leggera? Per colpa delle famigerate accise ovvero delle imposte che “zavorrano” il prezzo finale del prodotto. A fare due calcoli è stato l’Osservatorio prezzi e tariffe del ministero dello Sviluppo Economico secondo cui le accise sulla benzina pesano 0,992 euro a litro, mentre quelle sul gasolio 0,849 euro. Cosa vuol dire in soldoni? Che se la benzina (al netto di Iva e imposte) costa 0,471 euro al litro, con il “contributo” delle accise arriva a costarne 1,463. E non va molto meglio a chi deve rifornirsi di diesel: il prezzo della materia prima stimato in 0,440 euro al litro sale, infatti, fino a 1,289 euro, per colpa dei debiti contratti in Etiopia, delle alluvioni che hanno devastato ampie zone dell’Italia (e di molto altro ancora) il cui conto viene presentato agli automobilisti che fanno sosta al distributore.
Se si aggiunge, poi, che le ultime rilevazioni condotte dal Centro Studi Promoter hanno registrato una nuova tendenza dei prezzi dei carburanti a salire, verrebbe da pensare che per gli italiani sarebbe più conveniente lasciare l’auto in garage. Eppure quasi nessuno lo fa, soprattutto quando deve spostarsi per andare al lavoro. Una recente ricerca realizzata da Federpneus (Associazione nazionale rivenditori specialisti di pneumatici), che cita dati del 2014, ha infatti documentato che il 59,8% degli spostamenti (non solo per lavoro) degli italiani sono stati fatti in macchina, il 17,7% in aereo e il 10,7% in treno. A seguire (ma molto distanziati) il pullman (4,3%), la nave (3%) e il camper, utilizzato solo dal 2,2% dei vacanzieri. Restringendo la “lente” sugli spostamenti per lavoro, l’automobile si conferma il mezzo preferito dagli italiani interpellati (l’ha presa il 34,7% di loro); seguita dall’aereo, a cui si è rivolto il 29,4% e dal treno, che ha portato al lavoro il 20,9% del campione analizzato.
Cerchi un nuovo lavoro?
Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro