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Cassazione: Sì al controllo email dipendenti per particolari casi

In questo periodo in cui si parla di contratti di lavoro e di licenziamenti, ecco che la Cassazione dice sì al controllo delle mail aziendali in particolari casi, con la sentenza 2722 della Sezione Lavoro. La Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso di un ex dirigente di Banca che era stato licenziato in tronco …

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In questo periodo in cui si parla di contratti di lavoro e di licenziamenti, ecco che la Cassazione dice sì al controllo delle mail aziendali in particolari casi, con la sentenza 2722 della Sezione Lavoro.

La Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso di un ex dirigente di Banca che era stato licenziato in tronco il 15 aprile 2004 «per aver divulgato a mezzo di messaggi di posta elettronica, diretti a estranei, notizie riservate concernenti un cliente dell’Istituto e di aver posto in essere, grazie alle notizie in questione, operazioni finanziarie da cui aveva tratto vantaggio personale».

I giudici avevano già confermato il licenziamento sia in primo grado che in appello. E’ stato convalidato quindi il licenziamento per giusta causa nei confronti dell’ex dirigente bancario. L’uomo era stato accusato di aver divulgato notizie riservate relative ad un cliente della banca, utilizzando la posta elettronica per inviare messaggi diretti ad estranei, e di aver tratto vantaggio personale, grazie a queste informazioni, con operazioni finanziarie. Secondo i giudici della Cassazione questo genere di controlli non contrasta né art.4 dello Statuto dei lavoratori né l’art. 114 del decreto legislativo 196 del 2003 in materia di salvaguardia dei dati personali. In questo caso infatti «entrava in gioco il diritto del datore di lavoro di tutelare il proprio patrimonio, che era costituito non solo dal complesso dei beni aziendali, ma anche dalla propria immagine esterna, così come accreditata presso il pubblico».

Alfredo B., il dirigente licenziato, ha cercato di difendersi sostenendo che i controlli sulle sue mail erano illeciti, ma la Cassazione ha risposto che il controllo “non riguardava l’esatto adempimento delle obbligazioni discendenti dal rapporto di lavoro, ma era destinato ad accertare un comportamento che poneva in pericolo l’immagine dell’istituto bancario”.

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