Fino a ieri, per beneficiare dei sussidi di disoccupazione (ovvero dei soldi erogati a favore di lavoratori dipendenti che avevano involontariamente perso il lavoro), occorreva iscriversi alle apposite liste stilate dai Centri per l’impiego. Oggi non è più così perché una recente circolare del ministero del Lavoro, che recepisce le direttive del Jobs Act, abolisce l’obbligo di iscriversi alle suddette liste per accedere alle prestazioni sociali. Cosa occorrerà fare allora? Basterà produrre un’autocertificazione, bypassando di fatto i Centri per l’impiego.
Si dirà: meglio così, il percorso per accedere al sussidio sarà finalmente più breve. Ma la presunta semplificazione potrebbe produrre qualche stortura. A segnalarlo è stata la ricercatrice della Sciences Po (Istituto di studi politici) di Parigi, Marta Fana, secondo cui il depotenziamento del ruolo dei Centri per l’impiego determinerà degli errori nella rilevazione dei dati che riguardano i disoccupati. Perché?
Perché l’Istat ha fin qui tenuto conto del numero degli iscritti alle liste dei Centri per l’impiego e se da oggi i senza lavoro sceglieranno di muoversi in autonomia per ottenere i sussidi, c’è da aspettarsi che le elaborazioni dell’istituto di statistica finiscano per rilevare un sostanziale calo della loro quota.
Non solo: secondo la ricercatrice universitaria, esiste anche un rischio a livello di previdenza sociale. “I dati dei Centri per l’impiego – ha spiegato Marta Fana – sono usati sia dai sindacati sia dalle Regioni per la definizione e lo sviluppo di politiche attive a livello locale. Quindi, al di là della rilevazione Istat, una distorsione nel numero dei disoccupati rischia di rendere questa attività molto meno efficace”. Se cioè i soggetti incaricati di rendere meno dura la vita dei disoccupati (e non solo) si convincono che il loro numero si va assottigliando, si può ragionevolmente pensare che gli stessi soggetti finiranno per allentare la presa sulle misure emergenziali che dovrebbero, invece, essere adottate.
“I disoccupati italiani perderanno un altro riferimento istituzionale che sono i Centri per l’impiego – ha denunciato Marta Fana – Invece di rinforzarli, questi perderanno il ruolo non solo di mediazione tra domanda e offerta, ma anche quella di monitoraggio e i disoccupati saranno dirottati verso le agenzie interinali“. Di più: “I disoccupati e gli inoccupati, soprattutto quelli più vulnerabili – ha sottolineato la studiosa – saranno sempre più in balìa degli attori privati che in Italia, ma non soltanto, agiscono e rafforzano clientele e rapporti di forza sempre più diseguali”.
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