E chi lo ha detto che andare al lavoro non può procurare piacere? Certo, molti di noi preferirebbero rimanere a letto più a lungo e organizzare diversamente il loro tempo, ma stare a casa tutto il giorno sfinirebbe chiunque. Anche il più pigro dei dipendenti. Instaurare un buon clima al lavoro può fare la differenza: stringere rapporti umani coi colleghi non toglie nulla alla nostra professionalità e, di norma, aiuta anzi l’azienda a crescere. Ma non è sempre facile. L’ufficio è un microcosmo complesso dove si instaurano dinamiche delicate. Ecco perché, per starci bene, occorre impegnarsi fino in fondo.
Indice
Consigli pratici per stare bene in ufficio
Partiamo da una premessa lapalissiana: dato che dovremo trascorrere al lavoro buona parte della nostra giornata (solitamente 8 ore), sarà meglio impegnarsi affinché la nostra permanenza non si trasformi in una tortura quotidiana. Per noi e per gli altri. Per evitarlo, possono bastare semplici accorgimenti che si appellano all’educazione e alla tolleranza. Senza le quali non sarà possibile stringere rapporti sereni e collaborativi con i compagni di scrivania. Sia ben chiaro: nessuno vi chiede di diventare i migliori amici dei vostri colleghi (anche se, molto spesso, succede), ma mostrarsi scortesi e scostanti vi si ritorcerà sicuramente contro.
L’educazione innanzitutto
L’ansia per un importante incontro di lavoro o per una scadenza imminente non può giustificare le cattive maniere. Quando entriamo in ufficio, dobbiamo sempre ricordarci di salutare tutti ed evitare di tirare dritto a capo chino. Non solo: concederci una breve sosta coi colleghi, prima di sederci dietro la scrivania, non potrà che farci bene. Andare al lavoro non equivale ad entrare in una caserma: siamo pagati per svolgere le nostre mansioni, ma scambiare due chiacchiere non è certo vietato. L’apertura verso gli altri creerà un clima disteso e collaborativo che, a lungo andare, procurerà benessere anche ai profitti dell’azienda. Fare parte di un gruppo coeso è, infatti, il segreto del successo di molti management che, sempre più spesso, investono sul cosiddetto “team building”.
Essere cordiali con tutti
Va bene salutare tutti, ma come comportarsi col collega che proprio non sopportiamo? Nel modo più civile possibile, instaurando cioè un rapporto formale e cordiale. In ufficio come fuori vige la regola della selezione che spinge ognuno di noi a riconoscere e scegliere le persone con cui preferiamo trascorrere il nostro tempo. Non tutti i colleghi possono diventare amici: molti restano solo conoscenti e altri poco più che sconosciuti. Ma è fondamentale non mancare di rispetto a nessuno e non fare discriminazioni in base alle antipatie.
Occhio ai gruppetti
Le soste alla macchinetta del caffè hanno sancito l’inizio di grandi amicizie (e, in alcuni casi, anche di grandi amori). Condividere l’ufficio con la persona che più di tutti ci capisce è, di per sé, una fortuna; ma può trasformarsi anche in un serio problema. Perché? Perché il rischio di non saper tirare una linea netta tra la sfera privata e quella professionale esiste eccome. Per questo, sarà bene mostrarsi simpatici e disponibili con tutti (o quasi), evitando di prendere parte a gruppetti esclusivi. Isolarci con l’amico del cuore e lasciare fuori tutti gli altri ci procurerà la fama di asociali e pettegoli (anche se non lo siamo).
La sincerità paga sempre
Cosa bisogna rispondere al collega che ci chiede di dargli una mano? E come possiamo dire al nostro capo che non siamo in grado di farci carico di nuove incombenze? La preoccupazione di deludere qualcuno ci porta spesso a dissimulare e mentire, ma a ben guardare la sincerità paga sempre. Va bene essere disponibili e cercare di aiutare il collega in difficoltà, ma se la cosa rischia di compromettere la qualità del nostro lavoro, allora sarà meglio spiegargli che non possiamo alleggerirgli il carico.
Essere schietti è il presupposto fondamentale per cementare rapporti proficui nel posto di lavoro. Muovere critiche a qualche collega non è vietato – purché lo si faccia nel giusto modo, senza scadere nella gratuita offesa – ma allo stesso tempo dobbiamo dimostrare di saper “incassare” (a nostra volta). E cosa ancora più difficile, riuscire a riconoscere i meriti altrui. Dire bravo ad un collega – anche se arrogante ed antipatico – è sintomo di grande fair play professionale.
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