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Commercio al dettaglio: la ripresa c’è, ma non per tutti

Le crescite maggiori hanno interessato i prodotti alimentari e la grande distribuzione, mentre gli esercizi più piccoli pagano il prezzo della liberalizzazione

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L’ultima rilevazione dell’Istat sul commercio al dettaglio ha rilevato solo modesti avanzamenti. Nel mese di luglio, infatti, il valore delle vendite al dettaglio è aumentato dello 0,4%, rispetto a giugno e dello 0,7% rispetto all’anno precedente. Ancora: nel trimestre compreso tra maggio e luglio, le vendite hanno fatto registrare un modesto +0,2%, rispetto ai tre mesi precedenti; mentre se si prendono in considerazione i primi sette mesi dell’anno (gennaio-luglio), il valore delle vendite al dettaglio è aumentato dello 0,7% su base annua. La lenta ripresa continua, ma – come ha segnalato Confesercenti – non si registrano boom.

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image by david156

Bene elettrodomestici e giochi, male libri e giornali

Gli aumenti più significativi sono stati, comunque, quelli che hanno riguardato i prodotti alimentari le cui vendite al dettaglio sono cresciute dello 0,5%, rispetto a giugno e del 3,2%, rispetto a luglio 2014. Più contenuto, invece, l’avanzamento rilevato per i prodotti non alimentari che hanno fatto segnare un +0,2% su base mensile e un +0,8% su base annua. Per quanto riguarda i prodotti non alimentari, le cose sono andate bene per gli elettrodomestici, le radio e le tv che, a luglio, hanno incrementato del 5% le loro vendite al dettaglio. Bene anche i giochi, i giocattoli, gli articoli sportivi e di campeggio (+2,7%) e i prodotti di profumeria e quelli per la cura della persona (+2%). Di contro, rispetto all’anno precedente, sono calate dell’1,3% le vendite dei mobili, degli articoli tessili e dei pezzi di arredamento; dell’1,5% quelle dei prodotti informatici, della telecomunicazione e della telefonia e dell’1,6% quelle degli articoli di cartoleria, dei giornali e dei libri.

A vincere è la grande distribuzione

Ma c’è un altro aspetto interessante che l’Istat ha messo in evidenza, strettamente connesso alla tipologia e alla dimensione dell’esercizio. I risultati migliori sono stati quelli ottenuti dalla grande distribuzione le cui vendite sono cresciute, in un anno, del 3,5% (+5,4% nei discount), mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno faticato di più agguantando un ben più modesto +0,2%. E le cose sono andate peggio agli esercizi con un massimo di 5 addetti che, in un anno, hanno visto calare dello 0,2% il valore delle loro vendite al dettaglio. A luglio, la ripresa delle vendite riguarda soprattutto la grande distribuzione organizzata – hanno commentato dalla Confesercenti – per la quale si assiste a un sostanziale recupero degli ipermercati. Peggiora nettamente, invece, la performance delle piccole superfici, che mettono a segno una crescita tendenziale dello 0,2%, in grande calo dal +1,7% del mese precedente. Le difficoltà aumentano al ridursi della dimensione d’impresa – hanno sottolineato dall’associazione – secondo quanto rilevato dall’Istat, le attività commerciali con meno di 5 dipendenti segnano, a luglio, un nuovo calo delle vendite sull’anno (-0,2%), mentre si registrano incrementi sia per le imprese fino a 50 dipendenti (+0,6%) che, soprattutto, per quelle con oltre 50 addetti (+3,5%). A pesare sui negozi più piccoli è l’effetto della liberalizzazione delle chiusure del commercio, che permette alle attività commerciali di aprire 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno, creando un regime di concorrenza insostenibile per i piccoli e che favorisce solo i giganti della grande distribuzione. Da quando è vigore la deregulation – hanno rincarato dalla Confesercenti – i negozi tradizionali hanno perso, a favore della grande distribuzione, il 3,3% delle quote di mercato”.

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