Non sono rassicuranti i nuovi dati diffusi proprio oggi dall’Istat riguardanti il commercio: a maggio 2014, dopo i segnali positivi di aprile, l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio ha registrato un calo dello 0,7% rispetto al mese precedente, mentre a confronto con maggio 2013, segna una diminuzione dello 0,5%. Nella media poi del trimestre marzo-maggio 2014, l’indice mostra una leggera flessione rispetto ai tre mesi precedenti dello -0,1%. A diminuire sono sia le spese per i prodotti alimentari (-1,2 % rispetto al mese di aprile 2014 e -0,5% rispetto a maggio 2013) sia quelle di prodotti non alimentari (-0,3% rispetto al mese di aprile 2014 e -0,6% rispetto a maggio 2013).
Ad essere meno colpito dalla flessione negativa del commercio al dettaglio risulta essere il comparto della grande distribuzione dove, a confronto con il mese di maggio 2013, le vendite restano invariate. Differente la situazione per le imprese operanti su piccole superfici, dove si registra invece una variazione negativa di -1,1%. Se guardiamo la tipologia di esercizio commerciale, tra i dati Istat troviamo una nota significativa: i discount sembrano gli unici a dare dei segnali positivi con un aumentano delle vendite del 2,4%, mentre diminuiscono dello 0,9% quelle dei supermercati e dell’1,1% quelle degli ipermercati, segno questo della continua difficoltà economiche delle famiglie italiane colpite dalla crisi.
Nel rapporto Istat interessante è anche notare l’andamento delle vendite per dimensione di impresa: nel mese di maggio 2014 il valore delle vendite diminuisce, in termini tendenziali, dell’1,8% nelle imprese fino a 5 addetti, dello 0,8% in quelle da 6 a 49 addetti mentre aumenta dello 0,4% in quelle con almeno 50 addetti.
Per quanto riguarda invece la tipologia di prodotti, tra quelli non alimentari a maggio 2014 l’aumento più elevato rispetto all’anno precedente riguarda il gruppo calzature, articoli in cuoio e da viaggio con un +1,0%, mentre le flessioni di maggiore entità riguardano i comparti dell’informatica, telecomunicazioni, telefonia (-3,8%) e cartoleria, libri, giornali e riviste (-3,1%).
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