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Congedo parentale a ore: cos’è e come funziona

Congedo parentale a ore: cosa è? Come funziona? Per quante ore se ne può usufruire e per quanto tempo? Comporta una indennità? Come fare a richiederlo?

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Il congedo parentale a ore è una modalità alternativa rispetto alla normale disciplina del congedo parentale, che permette di venire incontro ai genitori lavoratori che hanno dei figli nei primi anni di età, ed hanno bisogno di assentarsi dal lavoro solo un’ora o due, ad esempio, per portare i figli a scuola o per andare a riprenderli. Il congedo parentale con la fruizione a ore è un istituto relativamente recente, introdotto con la legge 24 dicembre 2012, n.228, e confermato dal decreto legislativo del 15 giugno 2015, n. 80, collegato al Jobs Act.

congedo parentale a ore

Congedo parentale a ore: cos’è

Con la legislazione appena richiamata, è stata regolamentata una possibilità che esisteva già dal 2001, ma che non era nei fatti facilmente attuabile, dato che la possibilità del congedo “a ore” ossia per frazioni di giornata lavorativa, era possibile solo se previsto dai contratti collettivi nazionali di categoria o dalla contrattazione aziendale complementare a questi ultimi. Il congedo parentale, in generale, prevede la possibilità di rimanere a casa dal lavoro, per un massimo di 6 mesi per le mamme e di 7 mesi per i papà (nel caso abbia usufruito di un congedo di 3 mesi consecutivi), nel periodo compreso tra i 3 ed i 12 anni di vita del figlio. Nel periodo di vita del figlio fino ai 6 anni, l’INPS indennizza il genitore in congedo con un importo pari al 30% della propria retribuzione. La retribuzione a cui si fa riferimento, è quella normale, senza tenere conto di tredicesima o altre gratifiche accessorie. Per periodi consecutivi superiori alla settimana, sono indennizzate solo le giornate che sarebbero state effettivamente lavorate, quindi nel caso tipico di orario di lavoro dal lunedì al venerdì, o settimana corta, sono indennizzati solo i giorni da lunedì a venerdì e non il sabato e la domenica.

Successivamente ai 6 anni del figlio, l’indennizzo è previsto solo se il reddito annuo complessivo del genitore è inferiore a 2,5 volte il trattamento pensionistico minimo INPS. La somma del periodo di congedo parentale dei due genitori è di 10 mesi, o 11 nel caso il papà abbia beneficiato di un congedo pari a 7 mesi. Il periodo di congedo parentale può anche coincidere, ossia con entrambi i genitori che rimangono a casa nello stesso periodo, a patto di rispettare i parametri appena esposti. Tutti questi periodi erano frazionabili in settimane o giorni, e appunto la novità del congedo parentale a ore, permette di frazionarlo anche in periodo inferiori all’intera giornata lavorativa, con un meccanismo snello di comunicazione al datore di lavoro ed all’INPS. Questi parametri si estendono ai casi in cui il bambino sia adottato o in affido.

Tutti i parametri visti finora sono relativi ai lavoratori e lavoratrici dipendenti. Per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS sono previsti criteri molto più stringenti: in particolare il congedo soggetto a indennizzo non può superare i 3 mesi, all’interno del primo anno di vita del bambino, o del primo anno di adozione. Per averne diritto i lavoratori autonomi, sia che siano lavoratori a progetto ed assimilati, sia che siano professionisti, devono aver versato almeno 3 mesi di contributi nei 12 mesi oggetto della possibilità del congedo, e deve sussistere un rapporto di lavoro in corso di validità sempre nello stesso periodo. Se questi sono i parametri generali validi sia per le madri che per i padri, per questi ultimi si applicano ulteriori restrizioni: i padri possono ottenere questo indennizzo solo in caso di morte o grave infermità della madre del bambino, o di affidamento esclusivo dello stesso al padre, o ancora di abbandono del figlio, o di affido/adozione non esclusivi, nel caso la madre non ne faccia richiesta.

Come funziona il congedo parentale a ore

Il congedo parentale a ore prevede che non si possa prendere un periodo di congedo superiore alla metà dell’orario medio giornaliero di lavoro: se ad esempio abbiamo una giornata lavorativa media di 8 ore, non possiamo chiedere un congedo di 5 ore, ma solo di massimo 4 ore. L’inizio del congedo parentale a ore va comunicato al datore di lavoro e all’INPS minimo con 2 giorni di anticipo, mentre per il congedo giornaliero o mensile il periodo di preavviso rimane di almeno 5 giorni. L’indennizzo INPS rimane su base giornaliera, anche se si usufruisce per un numero di ore inferiore a quello della giornata completa.

Come presentare la domanda all’INPS

La presentazione della domanda all’INPS è fondamentale per ottenere l’indennizzo: in caso non si presenti la domanda coi dovuti anticipi illustrati nel paragrafo precedente, verranno indennizzati solo i giorni successivi alla presentazione della stessa. Si può presentare la domanda tramite il sito web dell’INPS, oppure tramite Contact Center (numero 803164 gratuito da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile a pagamento), o attraverso i patronati. L’indennizzo è anticipato dallo stesso datore di lavoro, mentre nel caso dei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata, viene versato direttamente dall’INPS.

Consigli pratici

Come si può vedere, il congedo parentale a ore è una facoltà che la legge italiana ha concesso ai genitori lavoratori, per poter gestire con più facilità i propri figli, a cominciare dal portarli a scuola e dall’andarli a riprendere, così come per altre eventualità come visite pediatriche, e così via. Il fatto che l’indennizzo sia uguale per la giornata intera di congedo, e per la sua frazione, permette di mostrare il proprio senso di responsabilità verso l’azienda, assentandosi per poche ore invece che per giorni interi, in questo modo causando meno rallentamento all’attività aziendale. Al di là dei diritti concessi per legge, non c’è niente di meglio che instaurare un rapporto collaborativo con l’azienda con cui si lavora, con disponibilità da ambo le parti a venirsi incontro quando necessario.

Un consiglio di “buona condotta”, può essere ad esempio di programmare i periodi di congedo insieme all’azienda con buon anticipo, rispetto ai 5 giorni, o 2 giorni, previsti dalla legge per i casi di congedo giornaliero o ad ore. Nessuno meglio di noi stessi conosce l’importanza del proprio lavoro per i risultati complessivi aziendali, quindi è anche nel nostro interesse creare meno disagio possibile al resto dell’azienda a causa della nostra mancanza: una pianificazione dei giorni di congedo svolta con un minimo di anticipo insieme alla dirigenza del personale, o agli stessi titolari nei casi delle imprese più piccole, può contribuire a mantenere un clima collaborativo e addirittura a migliorarlo, mostrando la nostra migliore buona volontà verso il nostro lavoro.

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