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Conti in crisi, si chiede aiuto ad amici e parenti

Negli anni della crisi, il 4,5% delle famiglie in difficoltà ha lanciato un SOS all’indirizzo dei propri conoscenti. Che hanno fatto ciò che hanno potuto

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Quando i soldi per pagare le bollette o il mutuo, ma anche il corso di calcetto di nostro figlio non bastano, possono aprirsi due strade. La prima conduce agli istituti di credito ai quali (se si hanno i requisiti giusti) si può chiedere un aiuto. La seconda porta, invece, a casa dei conoscenti che, almeno ai nostri occhi, sembrano stare meglio di noi. Stando a un  recente studio della Banca d’Italia, negli anni della crisi, il ricorso all’aiuto finanziario cosiddetto informale (ovvero quello che chiama in causa amici e parenti) è andato salendo, di pari passo col peggiorarsi della disponibilità del reddito delle famiglie.

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Più nel dettaglio: tra il 2008 e il 2014, la disponibilità economica delle famiglie italiane è diminuita del 9% e i consumi sono aumentati solo dell’1%. Da qui la necessità, per molti capofamiglia in crisi, di chiedere aiuto altrove rivolgendosi a persone fidate. Se tra il 2006 e il 2008, solo il 3,9% dei nuclei in difficoltà decideva di disturbare i conoscenti, negli anni immediatamente successivi (quelli segnati dalla crisi), la loro percentuale è salita fino al 4,5%. Nel 77% dei casi, si è trattato di famiglie che non riuscivano ad arrivare a fine mese e che dunque, anche per pagare una semplice bolletta, hanno chiesto aiuto a un amico o a un fratello più facoltoso. Per non parlare dei genitori o dei nonni che sono diventati l'”ammortizzatore sociale” di molti giovani under 35, che non riescono a farcela da soli. Il Rapporto di Bankitalia ha, inoltre, rilevato che, dal 2010, la situazione si è fatta più complicata anche per i capofamiglia di età compresa tra i 35 e i 44 anni che hanno chiesto, con maggiore frequenza, un aiuto economico informale. E a bussare alla porta dei conoscenti, come è facile comprendere, sono stati soprattutto i disoccupati: negli anni della crisi, un terzo di loro ha, infatti, lanciato un SOS all’indirizzo di parenti e amici. Che hanno fatto ciò che era nelle loro possibilità.“La rete di sostegno informale non supplisce alla mancanza di ricchezza – hanno puntualizzato i tecnici di Palazzo Koch – e non la redistribuisce in misura rilevante, considerando che parenti e amici condividono condizioni economiche simili”. “Il ricorso all’aiuto di parenti o amici – hanno rimarcato dalla Banca d’Italia – è il segnale di una condizione di elevata fragilità finanziaria: può fornire un supporto alle famiglie in particolare difficoltà, contribuire al pagamento degli arretrati delle bollette e del pagamento dei prestiti, ma non copre del tutto le necessità”. Nessuno, insomma, nemmeno il parente più generoso, può fare i miracoli.

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