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Contratto di espansione: gli incentivi ad aziende e lavoratori

Il contratto di espansione prevede una serie di agevolazioni per le aziende e per i lavoratori. Previsti pensionamenti anticipati, nuove assunzioni, riduzione dell’orario di lavoro.

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Il vecchio contratto di solidarietà espansiva è stato sostituito fino al 2020 dal contratto di espansione. Possono accedere solo le imprese costituite da più di 1.000 unità lavorative. La misura che fornisce alle aziende e lavoratori varie agevolazioni, in cambio di un percorso di riorganizzazione, sviluppo tecnologico-digitale, pensionamenti, nuove assunzioni ed opportunità di lavoro è contenuta nel Decreto Crescita 2019.

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Lavoro: ecco cosa prevede il contratto di espansione

Il nuovo contratto di espansione è una misura presente nel Decreto Crescita che offre alle aziende e lavoratori differenti incentivi, in cambio di percorsi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale. La misura prevede anche uno scivolo anticipato verso la pensione per alcuni dipendenti che hanno maturato i requisiti richiesti. Per ogni pensionamento anticipato concesso dall’azienda, sono previste nuove assunzioni di lavoro a tempo indeterminato.

Inoltre, chi non ha i requisiti per accedere al maxi scivolo pensione, può richiedere una riduzione dell’orario di lavoro fino al 30%. Le nuove assunzioni previste in vista dei pensionamenti anticipati, mirano al ricambio generazionale all’interno dell’organico aziendale, dando la possibilità di inserimento ai tanti giovani in cerca di lavoro.

Il contratto di espansione prevede anche la riqualificazione del personale aziendale, tramite un minuzioso progetto di formazione. Possono accedere alla misura solamente le aziende composte da più di 1.000 unità lavorative. Tale contratto di espansione si può attivare attraverso un accordo tra l’azienda, i sindacati ed il Ministero del Lavoro.

Pensione anticipata con il maxi scivolo di 5 anni

Una delle misure previste dal contratto di espansione prevede la possibilità di andare in pensione con 5 anni di anticipo. In questo modo, tutti i lavoratori che si trovano a non più di 5 anni dal raggiungimento della pensione di vecchiaia o anticipata (con esclusione di Quota 100) e che hanno maturato i contributi minimi, possono uscire dal mondo del lavoro anticipatamente. Di fatti, nel periodo di tempo che intercorre tra l’uscita anticipata dal mondo del lavoro e la pensione vera e propria, l’azienda è tenuta a pagare al lavoratore un’indennità pari al trattamento pensionistico lordo che ognuno ha maturato fino alla data di cessazione del rapporto di lavoro, il tutto, se dovuto, anche comprensivo di Naspi. In alternativa alla pensione anticipata, la misura varata prevede la riduzione fino al 30% dell’orario di lavoro.

Lavoro e Bonus Sud per le assunzioni nel Mezzogiorno

Il Bonus Sud, che prevede differenti incentivi per le assunzioni nel Mezzogiorno, in modo da rilanciare l’economia è stato prorogato fino al 2020 dalla Legge di Bilancio 2019. E’ stata però ridotta l’operatività di tale Bonus. Anpal, tramite un decreto pubblicato verso la fine di aprile, per la mancanza di fondi ha ridotto l’effettiva operatività del bonus, da applicarsi solo alle assunzioni effettuate a partire dal 1 maggio 2019.

A fronte dei 500 milioni di euro per 12 mesi, ora sono stati messi a disposizione 200 milioni di euro per la copertura delle assunzioni nel Mezzogiorno relative ai primi 4 mesi dell’anno. Parliamo di assunzioni a tempo indeterminato o in apprendistato professionalizzante degli under 35, oppure di soggetti più anziani privi di occupazione da almeno 6 mesi. L’agevolazione è concessa fotto la forma di esonero contributivo ed arriva ad 8.060 euro annui per un periodo di tempo di 12 mesi.

Lavoro e la questione bonus giovani eccellenze

Il Bonus giovani eccellenze dovrebbe essere sbloccato. Questo è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2019 ma rimasto fino ad ora non attivo. L’agevolazione fiscale connessa a tale Bonus è riconosciuta per le assunzioni di lavoro a tempo indeterminato avvenute quest’anno, per i giovani che si sono laureati (no fuori corso) tra il 1 gennaio 2018 ed il 30 giugno 2019 con una votazione di 110 e lode. L’agevolazione è concessa anche a chi ha ottenuto un dottorato di ricerca entro i 34 anni di età. L’onere contributivo arriva ad 8 mila euro ed ha un valore massimo di 12 mesi. Una misura che mira a diminuire la “fuga dei cervelli” italiani che vanno all’estero per trovare un lavoro consono alla propria carriera di studi.

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