L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, e su questo non ci piove, è il primo articolo della Costituzione e tutti lo conoscono. Ma il concetto di “lavoro” è espresso in maniera diretta ed indiretta nella Costituzione decine di volte. In particolare l’articolo 4 recita: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto …
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, e su questo non ci piove, è il primo articolo della Costituzione e tutti lo conoscono. Ma il concetto di “lavoro” è espresso in maniera diretta ed indiretta nella Costituzione decine di volte. In particolare l’articolo 4 recita:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Quando è nato mio figlio, come tutti i neo-papà mi sono sbizzarrito nel fargli centinaia di fotografie. In particolare un giorno è capitato (casualmente, lo giuro…) che fosse sdraiato di fronte ad una copia della “Costituzione Italiana” che avevo stampato ed avevo in casa, ho scattato una foto e poi mi è balzato in mente un testo, ne è venuto fuori questo risultato:
Ho unito due argomenti “sensibili” trattati dalla Costituzione: lavoro e guerra… nessuna presunzione di fare del facile moralismo, ma semplicemente la voglia di porre una domanda forse banale ma che tuttavia non ha (per molti di noi) una risposta precisa.
La “vignetta” ha iniziato dapprima a circolare tra i profili personali di amici e parenti su Facebook, per poi approdare sulle “pagine” (tra cui la pagina di Bianco Lavoro su Facebook) e mi sono molto divertito a leggere ed ascoltare opinioni, commenti, critiche ed analisi… quella che più mi ha colpito è stata una discussione tra due ragazzi su Facebook, il primo ha “condiviso” la foto e dato un “mi piace” ed il suo amico la ha invece duramente criticata, scrivendo:
“… il diritto al lavoro è garantito… DIRITTO al lavoro non significa che devo averlo per forza. Significa che lo stato mi deve mettere in condizione di trovarlo, e questo diritto ce l’ho ancora. Due, ripudiare la guerra come strumento di offesa non esclude missioni militari per preservare la pace in paesi instabili. Quello che c’è scritto in questa foto è pura demagogia..“
e poi in un commento successivo:
“finora non ho partecipato a nessun concorso. Questo perchè non conosco nessuno, e per superarli, i concorsi, devo studiare. Tuttavia, se volessi andare a fare un concorso, nessuno mi impedirebbe di farlo. Semmai la corruzione mi impedirà di superarlo, perchè dovrò dare spazio a quelli con la spintarella. Ad ogni modo, se posso fare una domanda e partecipare, il diritto al lavoro, lo stato, me lo ha garantito. Il resto poi lo fanno i politici. Che dovremmo imparare a cambiare…senza scegliere sempre tra PDL e PD.”
Nonostante Facebook sia ancora oggi considerato uno strumento di “svago” e “cazzeggio” e da molti “snobbato” ed addirittura considerato “poco serio”, rappresenta in molte occasioni un eccezionale strumento di comunicazione e condivisione democratica di idee e pensieri, dove ognuno può esprimere liberamente la propria posizione, dando modo agli altri di “ragionare” e “riflettere”.
Ecco, pur non condividendoli appieno, sono consapevole che i pensieri esposti da questo utente di Facebook fanno “ragionare” e “riflettere”: che cosa diavolo è il diritto al lavoro? Che vuol dire? Che se voglio lavorare le istituzioni sono obbligate a darmi un lavoro? Che se voglio partecipare ad un concorso sono obbligate a farmi partecipare anche se poi non mi permettono di vincerlo? che se trovo un lavoro nessuno mi può toglierle il diritto di tenermelo?
Lascio da parte l’aspetto “guerra”, poiché meno pertinente su Bianco Lavoro, ma per completezza riporto la mia risposta data in quella discussione:
“Per quanto riguarda i “paesi instabili”… sarebbe vero nella teoria, peccato però che nella pratica gli interessati sono sempre “paesi instabili” con petrolio o interessi economici di vario tipo… (non le pare strano che i super-amici libici da un momento all’altro siano diventati “instabili”? O che ci si interessi tanto di Iraq ed Afganistan ma non di paesi sudamericani o africani molto più “instabili” ma meno appetibili dal punto di vista finanziario…?)…”
e la chiudo quì poiché ammetto di essere più preparato sull’argomento “lavoro” che su quello “guerra”.
Tutto ciò (creazione e pubblicazione della foto con testo e discussione su Facebook) è avvenuto verso la fine di maggio… dopo circa un mese (fine giugno) il concetto di “diritto al lavoro” è balzato prepotentemente all’attenzione dei media e delle cronache a causa di una frase data al Wall Street Journal dal nostro Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che parlando della situazione italiana ha dichiarato: “Work isn’t a right; it has to be earned, including through sacrifice” – che tradotto letteralmente sarebbe: “Il lavoro non è un diritto; deve essere guadaganto, anche attraverso il sacrificio”.
A parte le sterili critiche degli immancabili “avversari” che hanno subito colto la palla al balzo con “non conosce la costituzione…” etc… ciò ha aperto il dibattito su cosa voglia realmente significare “diritto al lavoro”.
La nota del ministero ha specificato che la traduzione in inglese non era corretta, il ministro avrebbe parlato del “posto di lavoro” come un “non diritto”.
Quindi “Sì” a tutela e garanzia del lavoro “in generale” ma nessun diritto per il cittadino di avere il “posto fisso” o comunque la “garanzia di lavorare”. Questa sembra l’interpretazione (condivisibile o meno) del ministero circa il diritto al lavoro.
Fatto questo escursus che spazia da Facebook al Wall Street Journal e dal pensiero dei cittadini a quello dei ministri… voglio dare una mia interpretazione di “diritto al lavoro” e chiedere poi a chi frequenta “Bianco Lavoro” la sua opinione ed interpretazione.
- Diritto al lavoro (e qui sono daccordo con il ministro Fornero) non vuol dire che lo Stato debba procurarmi “direttamente” un lavoro, ma che ci siano le condizioni perfette affinchè chi voglia lavorare non trovi ostacoli e trovi la “strada spianata” dalle istituzioni.
- Diritto al lavoro vuol dire che il costo del lavoro deve essere proporzionale (e non sproporzionato a causa di contributi esagerati e tasse elevatissime) al “salario” del lavoratore, di modo da non scoraggiare l’imprenditore all’assunzione.
- Diritto al lavoro vuol dire che per qualsiasi opportunità lavorativa le istituzioni devono mettere in pista attività di informazione e cultura del lavoro affinchè siano rispettate al 100% le pari oppurtunità e nessuno debba mai avere la percezione di avere meno possibilità perchè donna, perchè straniero, perchè in età matura, perchè meridionale, perchè mamma, perchè non proviene da “giusta famiglia”, etc…
- diritto al lavoro vuol dire (considerando anche il primo articolo della costituzione che pone il lavoro come “base” della Repubblica) che governo, parlamento ed istituzioni devono destinare fondi e risorse in primis alle politiche di welfare e lavoro e poi a tutto il resto, partendo da duri e seri “tagli” ai privilegi ed agli “sprechi”.
- Diritto al lavoro vuol dire che chi vuole accedere al pubblico impiego, deve avere la assoluta certezza che saranno i più capaci e meritevoli a farcela, e questo non solo per il “lavoro del dipendente pubblico” ma anche per tutti i cittadini il cui lavoro è spesso facilitato o rallentato da impiegati e dirigenti pubblici, a seconda che siano più o meno competenti.
- Diritto al lavoro non deve però essere visto solo come “diritto al lavoro dipendente”. Per questo il diritto al lavoro si concretizza anche quando il cittadino decide di lavorare in proprio (come professionista, artigiano, commerciante ed imprenditore) ed ha assoluta certezza che in cambio delle tasse pagate avrà lo Stato come “socio”, e verrà supportato, apprezzato per il suo lavoro ed incentivato. E mai sarà portato a vedere le istituzioni come “nemiche” o semplici “controllori”.
- Diritto al lavoro vuol dire che la scuola, le università e la “formazione” in generale, siano strettamente legate al “mondo del lavoro” per evitare di formare “disoccupati” e contribuire invece allo sviluppo tecnico, culturare e professionale dei cittadini.
Potrei andare avanti, ma sono convinto di aver espresso il concetto.
Alcuni spunti: Cosa si intende a vostro parere per “diritto al lavoro”? Il diritto al lavoro è oggi garantito? In che misura? Cosa si può fare per migliorare la situazione?
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