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Cos’è il Deep acting e perché rende più felici sul lavoro?

Recitare a lavoro rende più felici e tranquilli. I risultati di una ricerca spiegano come e perchè recitare ci aiuta

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Il lavoro è una parte importantissima della nostra vita non solo professionale ma anche sociale. Passiamo gran parte delle nostre giornate in ufficio, dove è fondamentale creare un ambiente professionale tranquillo, sereno e senza tensioni. Recenti dati scientifici hanno confermato come il deep acting, ossia la recitazione sul posto di lavoro aiuta ad essere più felici e tranquilli.

L’importanza di operare in un ambiente di lavoro sereno

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Il lavoro è una parte significativa della nostra vita, sia perché ci permette di guadagnare per vivere, sia perché ci permette di adoperare le nostre conoscenze e competenze acquisite nel corso del tempo. Non è tutto, in quanto il lavoro diventa anche uno tra i principali mezzi di socializzazione, visto che passiamo gran parte del nostro tempo in ufficio, a contatto con colleghi, clienti e dirigenti. Per questo motivo, operare ogni giorno in un ambiente professionale dominato dalla serenità e dalla tranquillità, riuscendo ad instaurare ottimi rapporti con i colleghi, diventa sempre più importante. Qual è il modo migliore per garantire tutto questo? Come costruire buoni rapporti sociali a lavoro? Meglio recitare una parte oppure essere sé stessi? Sono queste le domande a cui un’importante ricerca ha dato risposta, introducendo il concetto di deep acting, ormai ben conosciuto nella psicologia del lavoro.

Che cos’è il deep acting?

Deep acting è un termine inglese che letteralmente significa “recitazione profonda”. Un vocabolo e concetto che ormai, da differenti anni è ben conosciuto e saldo nella psicologia del lavoro ed indica un tipo di lavoro emozionale, vissuto nel profondo e non solamente in superficie. Fate attenzione, perché il concetto di deep acting, non significa recitare una parte, essere falsi o comportarsi in maniera differente dalla propria indole. Recitazione profonda, significa concentrarsi sullo stato d’animo che più si desidera, rendendolo proprio e reale. Un esempio è il concentrarsi profondamente sul voler andare d’accordo con i colleghi, e fare proprio questo particolare stato d’animo. Ovviamente ci sono tanti e differenti tipi di recitazione. Non mancano esempi di persone che a lavoro indossano una maschera, scegliendo di essere artificiali e poco naturali.

Recitare a lavoro aiuta ad essere felici e tranquilli

Recitare sul posto di lavoro rende più felici. Questo è quello che uno studio condotto da Allison Gabriel, docente presso l’Università dell’Arizona, ha confermato. I dati sono stati pubblicati sulla famosa e prestigiosa rivista di psicologia, Journal of Applied Psychology. Lo studio ha intervistato e preso in considerazione le risposte di circa 2.500 lavoratori i quali hanno affermato che recitare a lavoro aiuta molto. Il campione di intervistati è stato diviso in 4 differenti gruppi:

  • i Regulators, coloro che tendono a recitare indossando una maschera, puntando a rapporti superficiali e poco naturali con i colleghi;
  • Non-actors, le persone che non recitano, che non usano alcun tipo di filtri a lavoro, mostrandosi per quello che sono;
  • I Deep actors, ossia i soggetti che recitano in maniera profonda, concentrandosi su uno stato d’animo e facendolo proprio (questo non significa fingere o indossare una maschera);
  • Low actors a cui appartengono persone che alternano forma di recitazione profonda a forme di recitazione superficiale.

Secondo lo studio, in cima alla classifica di chi vive meglio il proprio mestiere, troviamo i deep actors. Questi non solo vivono meglio il contesto lavorativo, ma pur recitando si sentono più autentici.

Chi sono i soggetti che vivono con maggior malessere il proprio lavoro?

Lo studio ci mostra non solo i soggetti più felici a lavoro, ma anche quelli che vivono il tutto con un maggior malessere generale. Stiamo parlando della categoria dei regulators, che ogni giorno fingono, indossano una maschera, non sono autentici e puntano a rapporti superficiali, falsi ed artificiali con i propri colleghi. Ebbene fare tutto questo comporta stress sul lavoro, che spesso sfocia in depressione o persino nella sindrome di burnout. Dunque, essere sé stessi sicuramente è rischioso e complesso, non solo a lavoro ma anche nella vita, in quanto ci espone a rischi e giudizi vari. Tuttavia, fingere in maniera palese, simulando di essere ciò che realmente non siamo è altrettanto stressante e pericoloso per il nostro benessere psico-fisico.

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