L’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) si è imposta di guardare il bicchiere mezzo pieno focalizzando l’attenzione sugli aspetti positivi. Ovvero sui risultati centrati dalle nostre imprese edili all’estero dove continuano ad ampliare il loro giro d’affari. A differenza dell’Italia dove il fatturato, nel 2014, è invece sceso del 7,1% in un solo anno e del 13,7% in 10 anni.
Ma in tempi di dilagante ottimismo come i nostri, è bene (come già detto) concentrarsi su ciò che funziona. Come ha fatto il Rapporto Ance 2015, che si è a lungo intrattenuto sui successi internazionali delle nostre costruzioni. Fuori dai confini nazionali, le imprese edili italiane hanno infatti fatturato, nel solo 2014, oltre 10,5 miliardi di euro e siglato 187 nuovi contratti. Risultati più che soddisfacenti, che seguono l’onda di una crescita che prosegue ininterrottamente da 10 anni, facendo segnare un avanzamento del 237%. La nostra manodopera edile (ma anche i nostri ingegneri e i nostri architetti) risultano, insomma, assai “gettonati”. Soprattutto in Europa dove, l’anno scorso, si è concentrato il 20,7% degli interi lavori commissionati. Ma andiamo forte anche altrove: l’Algeria è il Paese che sembra apprezzare di più le nostre professionalità edili, avendoci commissionato lavori per più di 820 milioni di euro. A seguire la Francia (786 milioni), la Russia (704 milioni), la Polonia (678 milioni) e la Turchia (650 milioni). E se vi state chiedendo cosa le nostre imprese edili vadano a costruire all’estero, sappiate che il 28,5% delle commesse riguarda opere ferroviarie, il 22% opere stradali (strade e ponti), il 18% opere idrauliche , il 7,2% le metropolitane e il 6,6% l’edilizia (residenziale e non). Mentre ci chiamano pochissimo, quando si tratta di realizzare porti o impianti di smaltimento rifiuti.
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