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Cresce il potere d’acquisto, ma non tutti festeggiano

A dare un aiuto alla ripresa dei consumi è stata anche la bassa inflazione. Ma gli italiani continuano a risparmiare, temendo che il peggio non sia ancora del tutto passato

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L’Istat continua a recapitare buone notizie ai rappresentanti del governo. Che possono mettere in cassaforte l’ennesima rilevazione positiva sugli andamenti economici del Paese che – a loro avviso – è in piena ripresa. Ma è davvero così? A muoversi con molta più cautela sono le associazioni dei consumatori che, pur riconoscendo i piccoli passi avanti compiuti, si astengono dal festeggiare i dati che certificano l’aumento del potere d’acquisto. E non solo.

potere d'acquisto
image by Niki Love

Segno più per redditi e consumi

L’indagine dell’istituto, relativa al secondo trimestre dell’anno in corso, ha infatti messo in evidenza un aumento del reddito a disposizione delle famiglie che si è tradotto in un aumento dei consumi finali. Nello specifico: i redditi sono cresciuti dello 0,5%, rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% in un anno. Con “riverberi” anche sul potere d’acquisto che, su base trimestrale, è aumentato dello 0,2% e, su base annua, dell’1,3%. Non accadeva dal lontano 2007. E se gli italiani dispongono di più denaro, è probabile che acquistino di più. E infatti, stando a quanto documentato dall’Istat, nel secondo trimestre del 2015, la spesa per i consumi è salita dello 0,7%, rispetto ai tre mesi precedenti, e dello 0,8%, rispetto all’anno precedente. E la propensione al risparmio? L’Istat ha rilevato un andamento un po’ instabile perché se è vero che, rispetto al trimestre precedente, gli italiani hanno risparmiato lo 0,2% in meno; è altrettanto vero che, rispetto al secondo trimestre del 2014, hanno risparmiato lo 0,5% in più. Insomma, molti connazionali continuano a muoversi con prudenza, pensando che il peggio non sia del tutto passato. Come testimoniano anche i dati sul tasso d’investimento (attestatosi al 6%) che risultano in flessione dello 0,1% su base trimestrale e dello 0,2% su base annua.

Ma c’è chi non si illude troppo

Che lettura possiamo, dunque, dare alla fotografia scattata dall’Istat? I segnali di miglioramento non possono certo essere ignorati, ma occorre aggiungere che a dare un aiuto alla lenta ripresa dei consumi è stata anche la bassa inflazione, che ha portato a un generale abbassamento dei prezzi. Senza trascurare il fatto che, come hanno fatto notare gli osservatori più disincantati, i risultati fin qui attestati sono ben lontani da quelli certificati nel periodo pre-crisi. “Quelli dell’Istat sono dati, a nostro avviso, sovrastimati hanno tagliato corto da FederconsumatoriE’ vero che, rispetto agli anni precedenti, la situazione economica è lievemente migliorata, ma questo non significa aver imboccato la via d’uscita dalla crisi. I consumi sono in leggera risalita, ma è un dato del tutto fisiologico, che soprattutto va valutato prendendo in considerazione il vero e proprio tracollo registrato nel triennio precedente, in cui i consumi hanno segnato una diminuzione del -10,7%, pari a una contrazione della spesa di circa 78 miliardi di euro”. “E’ evidente che, di fronte a un dato simile, alla discesa del potere di acquisto delle famiglie del -13,4% dal 2008, al livello ancora elevatissimo del tasso di disoccupazione (specialmente quella giovanile) – hanno continuato dall’associazione – è ancora imprudente parlare di ripresa. Chi annuncia rosee prospettive sbaglia, ma quel che è peggio allontana le riforme di cui il nostro Paese ha realmente bisogno”. Dello stesso parere il Codacons“I numeri dell’Istat registrano un miglioramento che appare ancora inadeguato, soprattutto se si considera la forte perdita di potere d’acquisto subita dalle famiglie italiane tra il 2008 e il 2014, pari al -12% – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi – Di questo passo, per tornare ai livelli pre-crisi, ci vorranno almeno 11 anni, considerato che negli ultimi 7 anni la capacità di spesa di ogni singola famiglia ha subito una contrazione media pari a -1.910 euro”.

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