A dare un aiuto alla ripresa dei consumi è stata anche la bassa inflazione. Ma gli italiani continuano a risparmiare, temendo che il peggio non sia ancora del tutto passato
L’Istat continua a recapitare buone notizie ai rappresentanti del governo. Che possono mettere in cassaforte l’ennesima rilevazione positiva sugli andamenti economici del Paese che – a loro avviso – è in piena ripresa. Ma è davvero così? A muoversi con molta più cautela sono le associazioni dei consumatori che, pur riconoscendo i piccoli passi avanti compiuti, si astengono dal festeggiare i dati che certificano l’aumento del potere d’acquisto. E non solo.
Segno più per redditi e consumi
L’indagine dell’istituto, relativa al secondo trimestre dell’anno in corso, ha infatti messo in evidenza un aumento del reddito a disposizione delle famiglie che si è tradotto in un aumento dei consumi finali. Nello specifico: i redditi sono cresciuti dello 0,5%, rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% in un anno. Con “riverberi” anche sul potere d’acquisto che, su base trimestrale, è aumentato dello 0,2% e, su base annua, dell’1,3%. Non accadeva dal lontano 2007. E se gli italiani dispongono di più denaro, è probabile che acquistino di più. E infatti, stando a quanto documentato dall’Istat, nel secondo trimestre del 2015, la spesa per i consumi è salita dello 0,7%, rispetto ai tre mesi precedenti, e dello 0,8%, rispetto all’anno precedente. E la propensione al risparmio? L’Istat ha rilevato un andamento un po’ instabile perché se è vero che, rispetto al trimestre precedente, gli italiani hanno risparmiato lo 0,2% in meno; è altrettanto vero che, rispetto al secondo trimestre del 2014, hanno risparmiato lo 0,5% in più. Insomma, molti connazionali continuano a muoversi con prudenza, pensando che il peggio non sia del tutto passato. Come testimoniano anche i dati sul tasso d’investimento (attestatosi al 6%) che risultano in flessione dello 0,1% su base trimestrale e dello 0,2% su base annua.
Ma c’è chi non si illude troppo
Che lettura possiamo, dunque, dare alla fotografia scattata dall’Istat? I segnali di miglioramento non possono certo essere ignorati, ma occorre aggiungere che a dare un aiuto alla lenta ripresa dei consumi è stata anche la bassa inflazione, che ha portato a un generale abbassamento dei prezzi. Senza trascurare il fatto che, come hanno fatto notare gli osservatori più disincantati, i risultati fin qui attestati sono ben lontani da quelli certificati nel periodo pre-crisi. “Quelli dell’Istat sono dati, a nostro avviso, sovrastimati – hanno tagliato corto da Federconsumatori – E’ vero che, rispetto agli anni precedenti, la situazione economica è lievemente migliorata, ma questo non significa aver imboccato la via d’uscita dalla crisi. I consumi sono in leggera risalita, ma è un dato del tutto fisiologico, che soprattutto va valutato prendendo in considerazione il vero e proprio tracollo registrato nel triennio precedente, in cui i consumi hanno segnato una diminuzione del -10,7%, pari a una contrazione della spesa di circa 78 miliardi di euro”. “E’ evidente che, di fronte a un dato simile, alla discesa del potere di acquisto delle famiglie del -13,4% dal 2008, al livello ancora elevatissimo del tasso di disoccupazione (specialmente quella giovanile) – hanno continuato dall’associazione – è ancora imprudente parlare di ripresa. Chi annuncia rosee prospettive sbaglia, ma quel che è peggio allontana le riforme di cui il nostro Paese ha realmente bisogno”. Dello stesso parere il Codacons: “I numeri dell’Istat registrano un miglioramento che appare ancora inadeguato, soprattutto se si considera la forte perdita di potere d’acquisto subita dalle famiglie italiane tra il 2008 e il 2014, pari al -12% – ha spiegato il presidente Carlo Rienzi – Di questo passo, per tornare ai livelli pre-crisi, ci vorranno almeno 11 anni, considerato che negli ultimi 7 anni la capacità di spesa di ogni singola famiglia ha subito una contrazione media pari a -1.910 euro”.
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