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Detenuto deve pagare l’Imu sulla casa di proprietà, perché è il carcere la sua prima abitazione

È quanto si è visto comunicare un detenuto del carcere di Bollate (Milano). Per i due appartamenti dei quali risulta co-proprietario nel comune di Monvalle, in provincia di Varese, l’ufficio tributi rende noto che il pagamento Imu va effettuato su entrambi, considerati tutti e due alla stregua di una seconda casa, in quanto, data la …

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È quanto si è visto comunicare un detenuto del carcere di Bollate (Milano). Per i due appartamenti dei quali risulta co-proprietario nel comune di Monvalle, in provincia di Varese, l’ufficio tributi rende noto che il pagamento Imu va effettuato su entrambi, considerati tutti e due alla stregua di una seconda casa, in quanto, data la variazione di residenza a causa della detenzione, il carcere va considerato come prima abitazione.

Il detenuto ha denunciato l’accaduto al Garante lombardo dei carcerati, mettendo in evidenza quella che ritiene un’ingiustizia a proprio carico. A dir il vero, la prassi vuole che i detenuti cambino automaticamente la residenza anagrafica, che corrisponde appunto con l’indirizzo del penitenziario, sin dall’inizio della detenzione.

Ma come ha sottolineato lo stesso Garante, Donato Giordano, il carcere non può essere considerato una dimora abituale né il detenuto può vantare alcun diritto reale sulla “propria” cella. Anche la sorella del detenuto, in carcere pure lei, si è rivolta all’Associazione per la giustizia in Italia, subito dopo aver ricevuto l’avviso di pagamento relativo all’Imu.

Situazione paradossale, ingiustizia o corretta interpretazione della normativa? L’articolo 13 del d.l. 201 del 2011, relativo alle agevolazioni previste per il pagamento della tassa, recita che l’esenzione dal tributo è prevista solo nel caso in cui figurino residenza anagrafica e dimora abituale. Ma l’estensione di prima abitazione ad una cella carceraria sembra davvero essere una forzatura. In passato analoghi episodi si sono verificati a carico di anziani e disabili che, costretti a trasferirsi in case di cura o istituti sanitari, hanno dovuto modificare il loro indirizzo di residenza, perdendo i diritti di prima abitazione sull’immobile di proprietà (o in usufrutto). La legge ha in seguito stabilito che questi casi specifici rappresentino un’eccezione alla regola stabilita dall’articolo 13 e che anziani e disabili mantengano tutti i diritti sull’immobile, a condizione che questo non risulti in affitto.

Il Garante si è allora appellato a questo precedente per estendere l’eccezione anche ai detenuti. Auspicando un’interpretazione estensiva della legge in tal senso, è stata sollevata la questione giuridica con il Ministero delle Finanze e dell’Economia. Il sindaco del Comune di Monvalle mostra tutta la propria disponibilità nel risolvere la questione, precisando però che da questo punto di vista la legge è “blindata” e le uniche deroghe previste al momento sono solo quelle per gli anziani e per i disabili. L’ultima parola dunque spetta solo al legislatore.

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