Mancanza di fiducia in se stesse, blocchi psicologici e i soliti sensi di colpa: così le donne riescono ad auto-sabotarsi al lavoro, anche se non lo sanno. Un’auto-convinzione che le porta spesso a rinunciare ad ogni ambizione ed a dedicarsi in modo esclusivo ai figli e alla casa. Il gender pay gap è una realtà che le donne che lavorano conoscono bene ma c’è un altro divario con cui adesso fare i conti: il confidence gap. Lo rivela un sondaggio dell’Istituto SWG che prende spunto dal bestseller di due giornaliste americane “The confidence code”. Il libro mette in luce come le donne, a causa della scarsa fiducia riposta nelle loro capacità, siano in grado di auto-sabotarsi sul lavoro, alimentando in un circolo vizioso e insuperabile il divario esistente nei confronti dei loro colleghi maschi.
Dito puntato però verso la società “maschilista” che a chi si mostra troppo assertivo e conciliante non concede attenzione: lungi dal pensare quindi che si tratti di un difetto personale e intrinseco alle donne. Il sondaggio, condotto su un campione di 400 donne italiane tra i 18 e i 64 anni, prevede diverse domande accomunate da un unico filo conduttore: esistono blocchi psicologici tutti “al femminile”, in grado di auto-sabotare le donne al lavoro? Ecco i risultati.
Una donna-mamma che lavora non può fare carriera.
Ben il 68% delle intervistate pensa che non sia possibile fare carriera se si vuole essere una buona madre. Bisogna sacrificare le proprie ambizioni lavorative se si vuole aver cura dei figli e seguirli nella crescita. Il 67% di loro sostiene inoltre che non sia possibile proporre ai propri superiori soluzioni in grado di andare incontro alle loro esigenze di work-life balance: rifiutarsi ad esempio di partecipare alle riunioni serali significa tagliarsi fuori da ogni possibilità di avanzamento professionale.
Il mondo del lavoro impone di vivere da uomo e questo non è possibile.
Ben il 77% delle donne che hanno partecipato al sondaggio sostiene che per avere successo nel mondo del lavoro bisogna comportarsi come un uomo e rinunciare alla propria parte femminile, per natura più assertiva e conciliante. Le donne inoltre devono fare i conti con una fase molto importante della loro vita, la maternità. Il 68% delle intervistate ritiene inevitabile sacrificare il lavoro per dare priorità alla gravidanza prima e alla maternità dopo e il 58% preferisce lasciare il lavoro piuttosto che pagare una baby sitter per i figli.
Ambizione e carriera non appartengono alle donne.
Seppur 8 donne su 10 ritengano che l’ambizione sia fondamentale sul lavoro, il 73% la giudica comunque un sentimento negativo. Le risposte di queste donne lasciano trapelare rassegnazione e frustrazione e lamentano una scarsa considerazione della loro identità “femminile” in un mondo (non solo lavorativo) ancora troppo maschilista e discriminante. Se una donna vuole fare carriera deve rinunciare ad avere figli e una propria famiglia: per quanto si possa cercare di trovare un equilibrio tra vita privata e vita professionale, le due sfere rimangono inconciliabili
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