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Donne: spunti pratici per conciliare famiglia e lavoro

In Italia le donne sono il maggior numero della popolazione attiva, purtroppo però la questione di genere pare essere una delle maggiori piaghe del mondo del lavoro made in Italy, è di questi giorni l’ultimo rilevamento statistico che dimostra come tra le fila dei disoccupati oltre ai giovani, notevolmente alto sia il numero delle donne. …

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In Italia le donne sono il maggior numero della popolazione attiva, purtroppo però la questione di genere pare essere una delle maggiori piaghe del mondo del lavoro made in Italy, è di questi giorni l’ultimo rilevamento statistico che dimostra come tra le fila dei disoccupati oltre ai giovani, notevolmente alto sia il numero delle donne.

La donna spesso è costretta a non lavorare per motivi contingenti di vita quotidiana pratica, in genere, se sposata o con famiglia a carico una donna ha sicuramente maggiori problemi rispetto al collega uomo, questo perchè deve dividere il proprio spazio quotidiano tra lavoro e famiglia, se poi si hanno figli in età infantile lavorare diventa ancora più difficile.

 

Risolvere il problema è possibile e si può fare senza sacrificare ulteriormente la lavoratrice donna. Le proposte in campo possono essere diverse e talvolta persino divergenti, in ogni caso tutte vanno nello stesso senso ovvero quello di tutelare la lavoratrice donna. Se un tempo la tutela della donna passava imprescindibilmente con la garanzia della maternità oggi invece le politiche del lavoro devono prevedere altri punti.

Qualche esempio? Maggiori investimenti su asili nido e strutture alternative, ma anche possibilità di gestione differente del tempo vita e lavoro, a tal proposito potrebbero essere realizzati nuovi contratti in part-time.

Alcune proposte che arrivano dal mondo dell’imprenditoria prevedono la creazione di asili aziendali che verrebbero pagati dalla lavoratrice attraverso una sorta di cessione di una quota dello stipendio, una simile proposta potrebbe essere di grande interesse perchè il costo degli asili nido in Italia spesso diventa proibitivo ed il servizio offerto talvolta diverge persino con le esigenze lavorative dei genitori.

Altra idea interessante potrebbe venire da esempi applicati nel Nord di Europa dove esistono dei babyparking autogestiti di quartiere o di condominio in cui a lavorare sono le stesse madri che riescono attraverso l’applicazione di forme di contratto part time a gestire il tempo lavoro ed il tempo di assistenza alla prole in modo alternativo senza però essere penalizzate economicamente.

Molto poi si può fare anche con una maggiore flessibilità del contratto di lavoro, a tal proposito si può utilmente citare il caso della Regione Lombardia che, a seguito di un censimento dei lavoratori che mostrava un incremento delle dimissioni da parte di lavoratrici madri al termine del periodo di astensione lavorativa, sta sperimentando degli incentivi economici 200 euro al mese vincolati all’utilizzo di servizi per l’infante sino al primo anno di età.

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