A dare conforto al premier Matteo Renzi, che non manca mai di sottolineare come il suo esecutivo abbia abbassato le tasse agli italiani, arrivano i dati forniti dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre. Che ha fatto i conti in tasca ai contribuenti del Bel Paese scoprendo come (fatta eccezione per alcune categorie come i lavoratori autonomi, che continuano a essere i più svantaggiati) il governo in carica abbia, in definitiva, reso il carico fiscale meno gravoso.
Risparmi per famiglie e imprese
Calcolatrice alla mano, infatti, con il governo Renzi, la tassazione sulle famiglie sarebbe scesa di 7,163 miliardi di euro e quella sulle imprese di 8,329 miliardi di euro. Tra le riduzioni che hanno interessato le famiglie italiane, l’ormai arcinoto bonus mensile di 80 euro, il bonus bebè, le deduzioni Irpef per la locazione della nuova abitazione e le detrazioni fiscali previste per gli inquilini di alloggi sociali. Tutte misure che, sommate a molte altre, secondo i calcoli dei tecnici della Cgia, avrebbero determinato una riduzione delle tasse pari a 10,852 miliardi di euro. Di contro, il governo Renzi ha reso più pesante la tassazione delle rendite finanziarie, l’Imu sui terreni montani, il bollo delle auto storiche, le tasse sui fondi pensione e quelle sul Tfr. Per un totale di 3,689 miliardi di rincari che, comunque, lascerebbe il saldo altamente positivo con un risparmio stimato (come già detto) in più di 7,1 miliardi di euro. E come è andata alle imprese? Tra i provvedimenti più apprezzati, il taglio dell’Irap, gli sgravi contributivi per chi assume a tempo indeterminato e le riduzioni del diritto annuale delle Camere di Commercio. Ma c’è anche chi non beneficia più degli sgravi perché assume disoccupati di lunga durata o chi non gode più delle agevolazioni legate alla produzione di energia da fonti agro-forestali rinnovabili. Detta in cifre: il totale delle riduzioni, pari a 9,291 miliardi di euro, e il totale degli aumenti, pari a 962 milioni di euro, hanno permesso alle imprese italiane di risparmiare più di 8,320 miliardi di euro.
Ma il ceto medio continua a soffrire
Ma le cose non sono andate bene per tutti. “Ovviamente i dati vanno letti attentamente e non includono gli effetti che alcune misure hanno avuto sulla tassazione a livello locale – ha precisato Paolo Zabeo della Cgia – Il taglio degli 80 euro è andato alle famiglie meno abbienti, il bonus bebè a quelle più giovani, mentre il cosiddetto ceto medio è stato penalizzato dal forte aumento registrato dalla tassazione sulle rendite finanziarie. Gli sgravi Irap alle imprese, invece, hanno premiato quelle con dipendenti e la decontribuzione totale Inps è andata solo a quelle che hanno assunto. I lavoratori autonomi che lavorano da soli, che costituiscono oltre il 70% degli artigiani e dei commercianti – ha sottolineato Zabeo – l’effetto Renzi non l’hanno avvertito, mentre gli autotrasportatori si sono visti aumentare il carico fiscale di ben 39 milioni di euro, a seguito della riduzione delle deduzioni forfettarie imposta dal Governo”. Se una quota di italiani, insomma, premia senza riserve il governo Renzi, un’altra parte lascia invece il giudizio in sospeso. E non mancano coloro che considerano l’arrivo del fiorentino a Palazzo Chigi una vera a e propria “sciagura”. In un trionfo di relativismo che neanche i numeri possono mitigare.
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