«Difendiamo la scuola pubblica e insieme la Costituzione “ spiega il segretario generale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo.
Il presidente del consiglio, ha fatto intendere di non tenere in considerazione due principi della Costituzione: la libertà di insegnamento che non può essere determinata da improvvisazioni personali e il declassamento della scuola pubblica a favore di quella privata.
Le sue parole riflettono quelle di una politica praticata, dove tutto ruota solo in funzione delle regole economiche come si deduce dalle iniziative della stessa ministra Gelmini: tagliando oltre 130 mila insegnanti e 45 mila tecnici-amministrativi, ha squalificato la scuola pubblica, senza far mistero di preferire quella privata.
Il ministro Gelmini non si mostra molto favorevole come dimostrano i fatti , al principio che l’istruzione debba essere garantita a tutti e in modo gratuito. Innanzitutto con i tagli ha peggiorato la situazione della scuola pubblica, favorendo chi si può iscriversi a scuole con più mezzi.
Con la retorica del merito e l’esaltazione della bocciatura, con i suoi attacchi continui al ’68, contrasta il principio di Don Milani, secondo cui il fine della scuola era proprio quello di accompagnare gli alunni in difficoltà ad avere un successo nella formazione
Nella scuola lavora un grande patrimonio di persone che hanno studiato per poter svolgere una professione che impone una grossa responsabilità: formare le nuove generazione e il futuro di questo Paese.
Un milione sono gli addetti “garantiti” del settore, 700 mila dei quali insegnanti e il resto tecnici e amministrativi.
E in questo caso si sta parlando solo del personale di ruolo, perché poi ci sono tantissimi precari. Ricordiamo che 120 mila sono gli insegnanti che accedono a una supplenza annuale, ma ovviamente ce n’è tantissimi altri ancora più precari e che non hanno nessuna certezza.
A causa dei tagli del governo, quest’anno molti insegnanti , non hanno potuto avere la cattedra annuale e di questi se ne contano 25 mila.
Il peggio riguarda poi altri provvedimenti presi dal governo: il blocco di tre anni degli aumenti; il blocco degli scatti di anzianità; la legge Brunetta che trasforma i diritti e la contrattazione in arbitrio; la malattia e il salario accessorio decurtati.
Insomma, nell’epoca della globalizzazione e dell’incontro di diverse culture nelle classi, quando servirebbe un insegnante che mette in collegamento le informazioni prese fuori con quelle che dà la scuola, si sceglie di tagliare e di mortificare, anziché retribuire e motivare.
Per questo Flc e Cgil saranno in piazza in cento città d’Italia insieme ai giovani e ai lavoratori, per poi esserci nuovamente per lo sciopero generale del prossimo 6 maggio.
Il corteo dei manifestanti partirà da Roma da Piazza della Repubblica nel pomeriggio alle ore 14.00, per poi arrivare a Piazza del Popolo, dove sul palco si altereranno esponenti del giornalismo; rappresentanti politici dell’opposizione; e diverse personalità del mondo dello spettacolo tra cui: Roberto Vecchini, Antonello Venditti, Ottavia Piccolo e Monica Guerritore.
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