Lo avevamo intervistato un paio di mesi fa. Siamo andati nuovamente a sentire il suo parere, a pochi giorni dalla "mini-riforma" del lavoro messa in piedi dal Governo Letta e contenuta nel Decreto "Fare". Quest'ultimo, secondo quanto annunciato, dovrebbe dare una forte spinta in avanti all'occupazione e indietro alla disoccupazione (soprattutto quella giovanile). Il sociologo …
intervistato un paio di mesi fa. Siamo andati nuovamente a sentire il suo parere, a pochi giorni dalla "mini-riforma" del lavoro messa in piedi dal Governo Letta e contenuta nel Decreto "Fare". Quest'ultimo, secondo quanto annunciato, dovrebbe dare una forte spinta in avanti all'occupazione e indietro alla disoccupazione (soprattutto quella giovanile). Il sociologo Francesco Giubileo, ricercatore specializzato e firma della Nuvola del Corriere, spiega a Biancolavoro che sì, qualche luce sicuramente c’è, ma sugli effetti concreti del decreto restano comunque molte ombre. Lo avevamo Una portata limitata e i contratti di lavoro che cambiano "in peggio per i lavoratori", tra le ombre. Per quanto riguarda gli elementi positivi, sicuramente un occhio di riguardo va alla sperimentazione di un piccolo reddito di cittadinanza, o meglio "di inclusione", anche se "per pochi e di breve durata" e l'ottenimento di significative risorse comunitarie.
Innanzitutto, le risorse messe in campo permetteranno di arrivare a 200000 mila occupati in più ? Data l'esiguità delle risorse messe in campo, mi sembra una stima piuttosto "ottimistica" degli effetti della "Riforma della riforma". I primi calcoli evidenziano al massimo che l'effetto riguarderà al massimo 30000 persone, per il resto si tratterà probabilmente di una via di mezzo tra stage e lavori socialmente utili finanziati dalla pubblica amministrazione.
Cambiano in peggio o meglio i contratti di lavoro ? Sicuramente per i lavoratori in peggio, non si vuole nel nostro ordinamento un contratto unico, allora si crea questo sistema complicatissimo (che influirà sui pochi investitori stranieri) . La colpa è dei sindacati: non vogliono il contratto unico a garanzie graduali per i nuovi ingressi perché troppo semplice, taglia fuori la contrattazione e quindi il loro ruolo.
Oltre agli incentivi, sulle politiche di ricollocazione dei giovani disoccupati si è fatto qualcosa ?No, perché molto dipende dalle risorse comunitarie, attendiamo una risposta su quel versante. Se effettivamente si tratta di 1,5 miliardi da dedicare al programma dei giovani per i prossimi anni, si può fare parecchio. Il finanziamento è circa tre volte la spesa dedicata agli attuali servizi pubblici al lavoro. Spero che non vengano utilizzati in lottizzazioni o parcheggio in formazione professionale.Questo sarà il compito di un comitato che entro pochi mesi dovrà dire in che modo ottimizzare queste risorse per realizzare in Italia lo Youth Guarantee. Posso certamente dire che se l'intento è quello di seguire le raccomandazioni del sottosegretario Dell'Aringa siamo sulla direzione giusta, puntando a maggiori servizi alle imprese (in modo da evitare che Centri per l'impiego siano solo raccoglitori di curriculum) e premiando i soggetti privati solo nel caso raggiungano risultati concreti (cioè collocano).
Si parla di reddito di cittadinanza nella nuova norma? Qualcosa effettivamente c'è, si tratta del Reddito di inclusione attiva, un forma di ampliamento della sperimentazione della "Nuova social card" che arriverà a 167 milioni di euro esclusivamente per il Mezzogiorno e comunque nel rispetto dei criteri di eleggibilità (ovvero di una serie precisa di condizioni che permettono di accedere al fondo). A ciò aggiungo, che resta una sperimentazione e come tale va considerata, ovvero una tutela per pochi e di breve durata.
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