In America è boom di corsi di formazione e seminari che insegnano a diventare imprenditori, ai bambini. Per cominciare da subito a costruirsi il proprio futuro. L’età media degli iscritti è di 8 anni. Il primo corso è partito a Princeton, N.J. e porta il nome di “8 and Up”. Ha un costo di 350 dollari e una durata di sei settimane. Una classe di 16 imprenditori in erba e un progetto finale da esporre agli investitoriper trovare finanziamenti. A fine corso, incaricato di pronunciare il discorso al “consiglio”, è stato Jensen Bergman, bambino di 9 anni che nell’attesa giocava a ping pong fuori dalla sala meeting per rimanere calmo.
Sulla scia dei successi mondiali di startup come WhatsApp, per non parlare di Facebook e Twitter, si sono moltiplicate le iscrizioni a questo genere di seminari, che promettono di sviluppare competenze e attitudini imprenditoriali già in tenera età. I sostenitori dell’iniziativa affermano che coltivare questo tipo di inclinazioni durante l’infanzia è fondamentale: i bambini nascono per natura curiosi, creativi ed energici nonché con una certa propensione al rischio. Tutte qualità tipiche dell’imprenditore ma che purtroppo con l’andare degli anni si frenano e si perdono, a causa anche di un sistema scolastico lacunoso, standardizzato e poco ricettivo nei confronti della tecnologia e dell’innovazione.
I casi di successo.
Isabel Mendler, 6 anni, ha frequentato già due volte il corso Girl Startup 101: sei ore al giorno per cinque giorni, al costo di 225 dollari. Tra le materie di studio, oltre a lezioni in 3D, anche ricerche di mercato, budget e politica dei prezzi, modelli di business. Il padre sosteneva di essere scettico riguardo alle reali finalità del corso ma di aver iscritto la figlia per renderla un po’ più indipendente, aspetto che non pensava potesse sviluppare leggendo fiabe di principesse o giocando con le Barbie. Isabel ha avuto un’intuizione e oggi si valuta l’opportunità della sua idea di vendere bignè in stile New Orleans, ispirati al film Disney “La principessa e il ranocchio”.
Kiova Kavovit, 6 anni, ha lanciato l’idea di un cerotto liquido, il Boo Boo Goo: si passa il pennellino di questo “smalto” resistente all’acqua e disponibile in vari colori, e si copre il taglio. La sua famiglia ha ricevuto un’offerta di 100.000 dollari da parte di alcuni investitori.
Un’impresa locale di gelati, la Little Baby’s Ice Cream stava valutando l’idea di proporre anche torte-gelato per matrimoni. Il problema posto durante un seminario riguardava la necessità di non farla sciogliere al buffet, magari nell’attesa di foto e convenevoli di rito. I bambini hanno pensato ad un tubo di azoto liquido da sistemare intorno alla torta in modo da refrigerarla. Il prototipo è in fase di sperimentazione al NextFab, un incubatore d’impresa di Philadelphia. Questo, secondo i promotori dei corsi, dimostra il fatto che i bambini, se spinti in modo adeguato a cercare da soli le soluzioni ai problemi (ovviamente proporzionati alla loro dimensione), riescono a trovarne di semplici ed efficaci, esattamente come un adulto.
Non mancano le critiche degli scettici. In particolare il timore è quello di educare una generazione di “eroi” convinti che basti una sorta di polvere magica per diventare imprenditori e avere ricchezza, prestigio e potere. Il rovescio della medaglia si chiama sacrificio, impegno, tenacia e a volte fallimento e come è ovvio è difficile da cogliere a questa età.