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Over 50 disoccupati: il Ministro Poletti pensa ad un contratto ad hoc

Sarebbero circa mezzo milione i disoccupati over 50, considerati “troppo vecchi” per lavorare, ma che allo stesso tempo sono anche troppo giovani per andare in pensione. Al ministro del Lavoro Giuliano Poletti starebbe balenando l’idea di progettare un contratto ad hoc per il loro reinserimento nel mercato del lavoro, in quanto il fenomeno inizierebbe ad …

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Il ministro del lavoro Giuliano PolettiSarebbero circa mezzo milione i disoccupati over 50, considerati “troppo vecchi” per lavorare, ma che allo stesso tempo sono anche troppo giovani per andare in pensione. Al ministro del Lavoro Giuliano Poletti starebbe balenando l’idea di progettare un contratto ad hoc per il loro reinserimento nel mercato del lavoro, in quanto il fenomeno inizierebbe ad assumere i contorni di una “emergenza sociale”. C’è una buona dose di buon senso in ciò che ha affermato Poletti. Ritrovarsi senza un lavoro a 50 anni è già drammatico di per sé, figuriamoci in un Paese in cui la disoccupazione è viaggia al 13% ed è quindi  difficoltoso ricollocarsi. Il progetto è quello, come accennato, di costruire un contratto d’inserimento specifico per over 50 troppo lontani dalla pensione e, parallelamente, uno “scivolo”, per chi risulta essere più vicino alla fine dell’attività lavorativa.

“Se avessi i soldi lo farei subito” ha spiegato il Ministro, ma come sempre trovare le coperture è un problema  di non poco conto. Certo, potrebbe essere ancora più grosso di problema, quello determinato dalla già citata “emergenza sociale”. A 50 anni di solito si ha una famiglia, uno più figli, dei genitori, se fortunatamente ancora in vita, che iniziano ad essere anziani. Trovarsi senza un reddito fisso (o anche saltuario) in una situazione del genere, oltre a creare una serie pressoché infinita di difficoltà prettamente concrete, è psicologicamente distruttivo. Questo non significa che si è autorizzati ad abbattersi, tanto meno che facendolo si risolve tutto, ma che purtroppo capita,  quasi sempre a livello inconscio e quindi poco controllabile. Tutto ciò genera, o comunque può generare, una minore lucidità che a sua volta influisce sulle decisioni da prendere.

Ben venga quindi l’iniziativa ministeriale. Si spera ovviamente non resti tale non solo a parole, ma è certamente apprezzabile  che la più rappresentativa  istituzione italiana in materia di lavoro si sia accorta del disagio in essere e abbia fatto una sorta di dichiarazione di guerra alla disoccupazione adulta.  Perché dare una garanzia ai giovani, dei quali si parla sempre molto di più, è una politica sacrosanta e necessaria; ma non a scapito, nel senso di dimenticarseli, dei lavoratori che giovani non lo sono più. Questi ultimi, va detto, da un po’ di tempo incontrano sempre più il favore delle aziende private. Cosa questa che avviene soprattutto per le impareggiabili competenze acquisite in un’intera vita di lavoro, non assimilabili nemmeno a quelle insegnate nella migliore scuola di formazione del mondo. E’ auspicabile quindi, un’azione concertata tra istituzioni pubbliche e mondo privato, che si prefigga l’obiettivo di risolvere un problema grande ma non impossibile.

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