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I dipendenti pubblici? Altro che fannulloni. Da Spotorno, la storia che smentisce tutto

Si chiama Tina Marotti e il prossimo 1 agosto andrà in pensione. Dopo 41 anni e 10 mesi di servizio nel corso dei quali non si è mai assentata

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Se siete dipendenti pubblici, vi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di essere etichettati come fannulloni. Che sia il cugino impiegato nel privato o l’utente irritato dalla fila interminabile allo sportello, chiunque non abbia a che fare direttamente con le mansioni che si svolgono negli uffici pubblici tende a considerarli delle fucine di sprechi ed ingiustizie. Che reclutano risorse – dai dubbi meriti – che non faticano più di tanto a guadagnarsi la pagnotta. Si tratta, ovviamente, di un giudizio sommario (alimentato dai continui scandali riportati dagli organi d’informazione) che non merita di essere avvalorato più di tanto. Anche perché a smentire tutto arriva la storia della dipendente da record di Spotorno che, in quasi 42 anni di servizio, non si è mai assentata dall’ufficio.

dipendenti pubblici
image by Nirat.pix

Si chiama Tina Marotti ed è una dipendente del Comune di Spotorno (provincia di Savona) che, dal prossimo 1 agosto, dopo aver trascorso 41 anni e 10 mesi dietro una scrivania, andrà in pensione. La sua dedizione al lavoro l’ha spinta a non assentarsi mai, fatta eccezione per il congedo di maternità. Procurandole il record di “stacanovista” del pubblico (che sbugiarda ogni luogo comune) che è riuscita ad agguantare per merito della sua salute e del suo indefesso senso del dovere. “I cittadini hanno il diritto di essere accolti al meglio e di non vagare tra gli uffici comunali senza sapere dove sbrigare le pratiche – ha detto ai tanti giornali che l’hanno cercata per intervistarla – Io sono sempre stata al loro servizio, perché così deve essere”. “La verità è che a me è sempre piaciuto andare a lavorare – ha aggiunto – i cittadini ci pagano e noi dobbiamo essere a loro disposizione”. 

Inoppugnabile, se non fosse per i suoi tanti colleghi che, dal Nord a Sud dello Stivale, sembrano pensarla in maniera completamente diversa. E inducono sempre più italiani a cedere alla tentazione della facile “criminalizzazione” generale. “Una cosa che mi dà fastidio – ha chiosato Tina Marotti – è quando si fa di tutta l’erba un fascio. Non siamo tutti uguali e di gente come me, che si presenta ogni mattina al proprio posto, ce n’è tantissima. Altro che fenomeno – ha detto la futura pensionata – io mi sento una persona normale“.

Eppure quello dell’assenteismo, soprattutto nel settore del pubblico impiego, è un problema che non può essere sottostimato. Tanto che, non troppi anni fa, si è pensato di istituire una specifica Commissione parlamentare incaricata di indagare a fondo sul fenomeno. Cosa è venuto fuori? Che i casi di assenteismo si riducevano all’aumentare del grado di istruzione e della qualifica professionale. E che ad assentarsi più spesso erano quelle persone che presentavano situazioni familiari delicate come le donne con figli e anziani a carico. A dimostrazione del fatto che, ad essere rinforzato in Italia, dovrebbe essere sia il sistema del lavoro che quello del welfare.

A dare un’idea delle proporzioni del fenomeno è stata la Cgia di Mestre che, elaborando i dati forniti dall’Inps, ha registrato un costante incremento del tasso di assenteismo nel pubblico impiego. Gli ultimi dati disponibili – relativi al biennio 2012-2014 – certificano, infatti, un aumento dell’8,8% delle assenze per malattia nella Pubblica amministrazione. A cui fa da contraltare la contrazione del 4,1% rilevata, invece, nel settore privato. In termini di percentuale, a fare peggio sono stati i dipendenti pubblici della Campania (+15,1%), seguiti da quelli del Molise (+14%) e dell’Abruzzo (+12,9%). Mentre in termini assoluti, il maggior numero di casi di assenteismo è stato rilevato nel Lazio (oltre 704.700), in Sicilia (637.643), in Campania (545.322) e in Lombardia (532.895). Le cose, nel settore privato, sono andate diversamente. Ad assentarsi di meno, tra il 2012 e il 2014, sono stati soprattutto i lavoratori privati molisani (-10,7%), quelli marchigiani (-8,2%) e quelli siciliani (-8%). Mentre il tasso nazionale ha segnato una contrazione del 4,1%.

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