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I manager italiani bocciano la scuola

Il gap tra il mondo del lavoro e quello della formazione deve essere colmato. E i giovani devono puntare su studi all’estero e “lavoretti”

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I nostri giovani? Hanno scarse capacità realizzative e manageriali, non parlano bene le lingue straniere e sono “deboli” in cultura generale. A pensarla così i manager italiani che addossano molta della responsabilità alla scuola.

scuola
image by antoniodiaz

L’indagine commissionata da Manageritalia ad AstraRicerche ha preso il via dalle interviste somministrate, lo scorso mese di settembre, a quasi 1.200 “colletti bianchi”. Cosa ne è venuto fuori? Che il 68,3% degli interpellati non considera la scuola meritocratica ovvero capace di premiare e valorizzare gli studenti migliori e che il 40% la ritiene incapace di preparare i giovani in modo adeguato. A rincarare la dose ci ha pensato il  37,1% del campione, convinto che la scuola italiana non sia in grado di formare i giovani secondo le necessità dettate dal mondo del lavoro. Mentre a tradire clemenza è stato solo il 22% degli intervistati. Più nel dettaglio: secondo i manager, le nuove generazioni non brillano per capacità realizzative (la pensa così l’81,7% di loro) né per capacità relazionali e manageriali (79,3%) o per capacità cognitive (76,5%). Per non parlare delle lacune linguistiche, segnalate dal 75% degli interpellati; di quelle che riguardano la cultura generale (68,9%) e delle scarse competenze digitali estese (59,4%) legate, cioè, non al semplice utilizzo della tecnologia ma anche alla comprensione del suo funzionamento.

Il quadro delineato dai “colletti bianchi” appare, insomma, non poco compromesso. Ma non c’è nulla da fare? Non proprio. Il 97,7% degli intervistati pensa che, per “risalire la china”, si debba potenziare il dialogo tra il mondo della scuola e quello del lavoro; il 97,1% suggerisce di selezionare con più attenzione la classe di docenti delle scuole e lo stesso 97,1% consiglia di puntare su aggiornamenti e qualificazioni. Di più: il 74,3% dei manager consiglia ai giovani di svolgere “lavoretti” durante il periodo di studio, il 71,6% considera una buona cosa andare all’estero a studiare (per periodi più o meno lunghi) e il 45,4% suggerisce di andare oltre la laurea e di approfondire la formazione con master e corsi di specializzazione.

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