Che gli italiani siano un popolo di “mammoni” è uno stereotipo che faremo meglio a mettere da parte. La società è in continua evoluzione e porta, anche nelle case dei più tradizionalisti, inevitabili cambiamenti. Ma l’etichetta rischia di non risultare troppo azzardata quando parliamo di lavoro, visto che – come ha rivelato una recente indagine di Linkedin – quando si tratta di cercare un impiego, mamma e papà si sentono spesso autorizzati a dire la loro.
Secondo la ricerca, infatti, solo il 48% dei genitori italiani lascia massima libertà ai figli quando devono decidere sul loro percorso lavorativo. Ne consegue che il 52% partecipa invece attivamente alla discussione finendo, quasi sempre, per indicare la direzione da seguire. Si tratta di una percentuale abbastanza alta che non raggiunge però quella dei genitori brasiliani (73%) e cinesi (55%) che hanno tradito un tasso di ‘”invadenza” superiore al nostro. Mentre le famiglie tedesche, giapponesi e americane hanno dato prova di grande “riservatezza”: nel 70% dei casi, infatti, hanno messo i loro figli nella condizione di scegliere autonomamente il lavoro da fare. Ma tornando al dato italiano, a noi pare che “fotografi” un atteggiamento culturale che, al netto delle inutili semplificazioni, merita di essere analizzato con più attenzione. Mamma e papà rappresentano un modello comportamentale a cui molti italiani si rifanno anche quando devono industriarsi per trovare un lavoro. E se, come spesso accade, ciò che sognano di fare risulta irraggiungibile, allora ecco che si guardano indietro rintracciando nel “nido” familiare l’unico porto in cui potersi riparare. Cosa succede? Che i genitori più “partecipi” riescono a condizionare le scelte professionali dei loro figli, invogliandoli magari a seguirne le orme. E finendo, molto spesso, per sacrificare del tutto le loro iniziali aspirazioni. E non si trascuri il fatto che i “consigli” di mamma e papà rischiano di risultare poco strategici perché spingono, quasi sempre, a scegliere professioni tradizionali di cui il mercato non ha alcun bisogno. Lasciando in un angolino tutti quei profili che potrebbero invece fare la differenza, ma che – sfuggendo alla conoscenza di mamma e papà (si pensi ai nuovi lavori legati all’uso dei social media o alle nuove professioni “tecnologiche” in generale) – vengono automaticamente scartate.
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