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Il problema del blocco delle auto in Piemonte (e non solo)

Il blocco delle auto in Piemonte su cui il governo sta intervenendo potrebbe essere risolto incentivando tecnologia ultra-collaudate, in attesa di quelle nuove.

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Il 15 settembre in Piemonte potrebbe entrare in vigore un blocco delle auto che riguarda circa 450.000 veicoli. Comunemente chiamato “blocco diesel euro 5”, il provvedimento riguarderebbe ovviamente anche tutte le classi d’inquinamento meno recenti di quest’ultima e comprende anche i motori a benzina fino agli euro 2. Il problema è enorme perché con questo tipo di mezzi solitamente la gente ci va a lavorare ( o ci lavora proprio) e, dovesse entrare in vigore, essi non potrebbero più essere utilizzati per gran parte della giornata. Il tutto deriva da una direttiva europea che però avrebbe i suoi primi effetti nel 2025, solo che il Piemonte per qualche ragione avrebbe deciso di anticipare la data.

Il Governo attraverso il vice-premier Salvini ed il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ed in accordo con la Regione, stanno ora pensando d’intervenire sospendendo il blocco, almeno per due anni, in modo da permettere ai possessori delle auto più vecchie di poter continuare a circolare e quindi andare anche a fare le cose necessarie come lavorare, fare la spesa, recarsi ad una visita medica. E’ pur vero che la Regione Piemonte era ed è intenzionata ad approntare dei sistemi che aiutino i possessori di questi mezzi a muoversi diversamente, come ad esempio il potenziamento dei mezzi pubblici. Anche l’installazione di una sorta di scatola nera che permette di percorrere un certo numero di chilometri con quelle auto è stata valutata come una soluzione almeno parziale. Però la questione appare veramente molto più ampia di così e coinvolge il concetto stesso della libertà di movimento delle persone.

La questione dell’auto nuova

Nata moltissimi anni fa, almeno 30, l’ideologia dell’auto nuova è sempre stata pervasiva, ma quello che è cambiato in questi ultimi anni è che le leggi sembra vogliano imporla. Ovvero, un conto è indebitarsi perché lo si vuole, un altro è farlo perché te lo dice qualcuno. Siccome l’economia è decisamente peggiore di quella degli anni 80 o 90, ora riuscire a comprare un’auto nuova, i cui prezzi per giunta sono molto aumentati creando una forbice poco affrontabile tra il suo costo e lo stipendio medio delle persone, è diventata un’impresa abbastanza ardua. E questa è la ragione per la quale il parco circolante, soprattutto quello italiano, è abbastanza vecchio. Ma chi ha un’auto vecchia è solitamente perché non ha i soldi per cambiarla, e cercare di imporlo con una legge è semplicemente assurdo perché se i soldi non ci sono, non sarà certo la legge a cambiare questa condizione di mancanza di liquidità. Agli italiani soprattutto è sempre piaciuto cambiare auto e se non lo fanno è molto banalmente perché non possono permetterselo.

Quindi alcune direttive europee restano abbastanza inspiegabili, nel senso che l’unico modo in cui queste potrebbero permettere di inquinare di meno appare essere quello di impedire alle persone di circolare (visto che non potrebbero permettersi un’auto nuova). E’ in effetti ben strano presupporre che tutti possano cambiare auto a comando. La stragrande maggioranza delle persone se avesse potuto farlo l’avrebbe probabilmente già fatto da chissà quanti anni. C’è poi un altro problema: è diventato difficile capire quale auto comprare anche ammesso che lo si voglia (e possa) fare. Perché? Perché le regole sono diventate così tante e così complicate che si rischia di acquistare un’auto che dopo qualche anno non può più circolare. E’ più o meno quello che rischia di accadere ai diesel euro 5 in Piemonte.

Il problema dell’inquinamento

C’è poi da chiedersi dove stia esattamente il problema dell’inquinamento. Anche ammesso di poterlo fare, è meglio tenere un’auto, anche più inquinante per 20-25 anni, o cambiarla ogni 5, cosa che presuppone molta più produzione e molto più smaltimento di tutti i materiali da cui è composta? La risposta agli esperti, ma la domanda bisogna sicuramente farsela perché non è detto che più produzione, anche ad esempio di auto elettriche, corrisponda a meno inquinamento. Ci sono poi altre questioni da capire: ad esempio: il Gpl (Gas propano liquido) ed il metano sono da sempre considerate alimentazioni non inquinanti, tanto che le auto con questa propulsione vengono paragonate agli euro 6. Ma allora per quale assurda ragione a volte vengono vietate le euro 0 o le euro 1 a Gpl? Se uno installa l’impianto apposito è perché ovviamente vuole circolare con quel tipo di alimentazione che inquina pochissimo e costa meno della metà della benzina o del gasolio. Se l’auto marcia a Gpl, molto banalmente qualsiasi sia la sua classe d’inquinamento di nascita, inquinerà come un’auto a Gpl. Ed in effetti per il problema del Piemonte (e in seguito di tutto il bacino padano) una proposta interessante potrebbe essere quella d’incentivare questo tipo d’impianti sulle auto più anziane, al posto di vietarne la circolazione. La cosa dovrebbe valere anche per le auto diesel appunto, alla quale andrebbe cambiata la classe d’inquinamento una volta installato l’impianto, facendola diventare uguale a quella delle benzina-gpl. Tutto questo in attesa dei biocarburanti e degli e-fuel, che permetterebbero di ridurre se non azzerare del tutto l’inquinamento di questo tipo di mezzi. A quel punto le auto avrebbero una doppia propulsione, in entrambi i casi non inquinante. A proposito di azzerare, un’altra domanda da farsi è quella che riguarda il cosiddetto “inquinamento zero”. E davvero possibile raggiungerlo o si tratta di una chimera quando non di un’ideologia?

Forse è giunta l’ora di affrontare il problema delle auto in maniera meno assolutistica e capire che ci sono altre soluzioni ben poco inquinanti che non riguardano solo l’elettrico, anche perché secondo questo tipo di approccio un domani nemmeno tutte le auto elettriche potrebbero essere adatte. Ammettiamo infatti che la tecnologia riesca a permettere la produzione di diversi tipi di batterie (tra l’altro già è così), alcune più inquinanti nella loro produzione e smaltimento, altre meno. A quel punto bisognerebbe, esattamente come si sta facendo adesso, imporre l’utilizzo di batterie meno inquinanti, che però potrebbero costare di più e non essere alla portata di tutti, o montabili solo su alcuni tipi di auto, o ancora utilizzabili sono in determinate condizioni.

La questione fondamentale è forse quindi proprio l’approccio. Esistono diverse soluzioni che presuppongono poca spesa da parte di tutti (persone e in caso di incentivi, Stato) che aiutano molto ad inquinare meno e che permettono praticamente a chiunque di non cambiare la propria auto, ammesso appunto che possa farlo, il che è tutto da vedere. Vale quindi la pena ricordare che solitamente con una macchina si va a lavorare, a fare la spesa, a fare una visita, magari si portano i figli a fare sport e poco altro, dato che le risorse economiche personali spesso sono quello che sono. Si tratta di libertà fondamentali che dovrebbero essere incomprimibili. Appare sbagliato pensare che tutto quello che si fa con l’auto si possa fare con un altri tipi di mezzi (ad esempio quelli pubblici), perché si presuppone ad esempio che tutti siano in perfetta salute fisica e possano sopportare vari cambi, viaggiare in piedi, camminare nei tratti di strada non coperti dal trasporto pubblico e via dicendo. Di conseguenza le persone soggette a questo tipo di provvedimenti dovrebbero essere aiutate e non ostacolate nella loro libera circolazione.

C’è quindi da augurarsi che il Governo in carica riesca a risolvere definitivamente il problema dei blocchi auto, prendendosi anche una certa e assolutamente non facile responsabilità e che inverta una rotta che sta portando ad impedire la circolazione di mezzi che, al massimo con pochissima spesa, potrebbero tranquillamente girare ancora fino al termine del loro ciclo di vita. Non è assolutamente necessario cambiare continuamente la macchina quando esistono tecnologie non inquinanti ed assolutamente collaudate da decenni come il Gpl e il metano ed altre che in pochi anni si svilupperanno in modo massivo come i bio-carburanti e gli e-fuel (questi ultimi già approvati dall’Ue per le auto).

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