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Il tasso di disoccupazione resta alto: lo certifica l’Istat

A fare più fatica sono le donne e le “giovani leve”

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Si chiama “Italia in cifre” il corposo report che, ormai da molti anni, l’Istat consegna alle stampe per fornire un quadro aggiornato del nostro Paese. Un profilo sintetico dei principali aspetti economici, demografici e sociali, a supporto della “lettura” della complessa realtà che viviamo. Più nel dettaglio: lo studio inanella cifre e statistiche sull’ambiente e sul territorio, sulla popolazione, sulla salute e la sanità, sulla cultura, sull’istruzione, sulla previdenza, sulla giustizia e sulle condizioni di vita. E poi ancora sull’economia, sui prezzi, sul commercio con l’estero, sull’industria, sui servizi, sull’industria e sul turismo. E dedica, ovviamente, un capitolo specifico al lavoro, intrattenendosi sul tasso di disoccupazione che continua a destare preoccupazione.

Sgombriamo il campo da fraintendimenti: nonostante il titolo “Italia in cifre 2016”, l’indagine targata Istat riporta dati e statistiche che si riferiscono al 2015. Per quanto riguarda il numero degli occupati, l’istituto certifica che se ne sono contati 22 milioni e 465 mila unità di cui 11 milioni e 664 al Nord, 4 milioni e 851 mila al Centro e poco meno di 6 milioni nel Mezzogiorno. Quante alle persone in cerca di occupazione, l’Istat ne ha rilevate più di 3 milioni di cui 1 milione e 432 mila residenti al Sud, poco più di un milione al Nord e solo 578 mila al Centro della Penisola. Stando alla fotografia scattata dall’istituto nazionale di statistica, il 69,6% delle persone occupate in Italia lavora nel settore dei servizi (la quota ha continuato a crescere negli anni), il 26,6% è impiegato nell’industria e il 3,8% nell’agricoltura. Mentre il 75,6% del totale (pari a quasi 17 milioni di unità) ha un lavoro dipendente e il 24,4% (corrispondente a 5 milioni e 477 mila unità) lavora in maniera indipendente. Ancora: dei 22 milioni e 465 mila occupati del 2015, 18 milioni e 298 mila hanno lavorato full time mentre 4 milioni e 156 mila part-time.

E veniamo alle note dolenti: il report dell’Istat ha confermato che la quota di italiani che non hanno lavoro resta alta. Nello specifico: il tasso di disoccupazione, nel 2015, si è attestato all’11,9% (12,7% per le donne, 11,3% per gli uomini). E a navigare nelle acque più burrascose sono i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni: il tasso di disoccupazione, per loro, veleggia, infatti, al 40,3% (42,6% per le donne, 38,8% per gli uomini). Di più: il 6,9% degli italiani senza lavoro risulta disoccupato di lunga durata (ossia da più di un anno), con le donne che – ancora una volta – faticano più degli uomini a trovare un impiego. E infine il capitolo che riguarda i collaboratori coordinati e continuativi (con o senza progetto) e i prestatori d’opera occasionali. L’Istat, nel 2015, ne ha contati 349 mila di cui il 49% residente al Nord, il 26,6% al Centro e il 24,4% nel Mezzogiorno. La fetta più grande di collaboratori è rappresentata da donne (sono il 55,1% del totale) e da persone che lavorano prevalentemente nei servizi (87,1%). Mentre l’11,3% ha trovato impiego nell’industria e l’1,6% nell’agricoltura.

Le cifre riportate dall’Istat forniscono indicazioni che – come già accennato – possono aiutare a “leggere”, con più rigore, gli andamenti occupazionali del nostro Paese. Il quadro delineato dall’istituto conferma la gravità della situazione, contraddistinta da una carenza di lavoro che interessa principalmente i giovani. Il dibattito politico sulle misure da adottare, per arginare il fenomeno della disoccupazione, resta acceso (basti pensare alla querelle sui chiacchierati voucher), ma la “quadratura del cerchio” appare quanto mai lontana. A causa delle negoziazioni (tra governo e organizzazioni sindacali) che stentano a decollare e del complesso quadro economico che non incoraggia a farsi troppe illusioni.

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