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Imprenditori italiani under35, nel 2013 aperte 100mila imprese

Sono tantissimi gli italiani under 35 in preda alla crisi, un esercito in continua espansione che secondo i dati forniti da Unioncamere, decide di tentare la via del lavoro in proprio. Attualmente sono circa 300mila imprese nate tra gennaio e la fine di settembre, 100mila delle quali hanno alla guida uno o più giovani con …

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Sono tantissimi gli italiani under 35 in preda alla crisi, un esercito in continua espansione che secondo i dati forniti da Unioncamere, decide di tentare la via del lavoro in proprio. Attualmente sono circa 300mila imprese nate tra gennaio e la fine di settembre, 100mila delle quali hanno alla guida uno o più giovani con meno di 35 anni.

Il dato emerso è molto chiaro e racconta come in tempi di crisi, giovani carichi di volontà e speranze decidono di investire in loro stessi. Tra luglio e settembre 2013 si contano infatti 76.942 iscrizioni di nuove imprese  e 64.008 cessazioni di quelle già esistenti. Ciò dimostra come il rapporto tra iscrizioni e cessazioni, rispecchia le difficoltà dell’economia reale del Paese. Secondo Unioncamere si tratta del peggior dato del decennio, poco migliore rispetto a quello del 2012.

{jcomments on}E’ l’universo degli artigiani che come sempre mostra segni di sofferenza: Tra luglio e settembre il saldo tra aperture e chiusure di aziende artigiane è stato di 1.845 imprese in meno, un dato che mostra gli ultimi dieci anni di crisi.

Ma la forza dei giovani sta proprio nel reinventarsi, impiegando le proprie capacità in settori dove è possibile avere successo: nel commercio dove opera il 20,5% delle neo-imprese giovanili, nelle costruzioni 9,4% e nei servizi di ristorazione 5,6%. La maggioranza degli under 35 investe in imprese individuali, che è la forma più semplice di fare impresa ma anche la più fragile. In definitiva sono soprattutto micro e piccole imprese a determinare tale mercato moltissime delle quali si trovano al Sud.

L’Italia deve ringraziare questa generazione di giovani che non si rassegna a lasciare il paese per costruirsi un futuro, giovani che per colpa della crisi spesso invertono anche la strada della scuola ma che hanno trovato la forza di puntare su un’idea e sulle proprie competenze. Allo stato spetta il compito di creare le condizioni per aiutarli a crescere.

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