L’ultimo osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere ha certificato l’innata predisposizione delle donne a prendersi cura degli altri. Anche quando lavorano.
Sì, è vero, solo pochi giorni fa avevamo posto l’accento sul divario che intercorre tra gli uomini e le donne nel contesto lavorativo. Denunciando un gap retributivo (e non solo) che segna una differenza di trattamento ancora troppo evidente. Eppure le donne italiane non sembrano darsi per vinte e, nonostante il contesto tenti di disincentivare la loro intraprendenza, riescono, in molti casi, a centrare l’obiettivo e a diventare imprenditrici.
L’ultima fotografia è quella scattata dall’Osservatorio per l’imprenditoria femminile di Unioncamere che, a fine giugno 2015, ha contato più di un milione e 300 mila donne a capo di un’azienda. La cifra sembrerebbe interessante, ma corrisponde, in realtà, al solo 21,6% del campione totale. Come dire che su 10 imprese italiane, solo due sono gestite da donne. Le quali si sono specializzate in ben precisi settori.
La loro naturale vocazione all’accoglienza e alla cura si è, infatti, tradotta nella predisposizione a gestire attività di servizi legate alla persona (quasi il 50%) e nella scelta di investire nella sanità e nell’assistenza sociale (38,2%). A seguire il 29,6% che ha puntato sull’istruzione e il 29,1% che ha scelto, invece, di occuparsi di servizi di alloggio e ristorazione.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio: il 42,4% del campione monitorato – che, lo ricordiamo, riguarda le donne imprenditrici – ha investito sulle agenzie di viaggio, il 42,3% ha scelto la gestione di biblioteche e archivi, il 41,5% ha optato per gli alloggi per le vacanze, mentre il 39,2% si è specializzato nei servizi di prenotazione, tra cui quelli per le guide turistiche.
L’industria della vacanza e del tempo libero è, insomma, quella in cui le donne imprenditrici italiane si muovono con maggior disinvoltura e successo. Tant’è che il 34,4% di loro ha scelto di gestire stabilimenti balneari, il 32,4% si è messo a capo di un’agenzia di tour operator e il 31,6% ha puntato su bar ed esercizi senza cucina. Ma non mancano le imprenditrici che hanno scommesso sulle mense, sulle palestre, sui campeggi o, addirittura, sui parchi di divertimento.
A livello territoriale, è il Molise a vantare il maggior numero di donne imprenditrici che qui rappresentano il 28,23% del totale. A seguire la Basilicata (con il 26,60%) e l’Abruzzo (25,76%). Percentuali molto più basse, invece, in Veneto (dove solo il 19,44% degli imprenditori è donna), in Lombardia (18,26%) e in Trentino Aldo Adige, che si aggiudica la maglia nera dell’imprenditoria femminile con il 17,43%. Benevento e Avellino, infine, sono le province italiane che hanno premiato di più l’intraprendenza imprenditoriale “rosa” (che qui si attesta rispettivamente al 30,28 e al 30,03%), mentre Ferrara e Messina quelle che hanno concesso di meno al “gentil sesso” che aspira a guidare un’impresa.
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